Che da Palazzo della Consulta non arrivassero buone notizie, Vincenzo De Luca sembrava sospettarlo. Martedì aveva risposto con un silenzio gelido ai cronisti che gli chiedevano della sentenza, mercoledì ha annullato una partecipazione pubblica. Poi la decisione: la Corte Costituzionale boccia la legge regionale campana che avrebbe permesso al governatore uscente di candidarsi per la terza volta. Una mossa che cambia profondamente gli equilibri nel centrosinistra e apre una nuova fase, con De Luca escluso dalla corsa alla presidenza ma non intenzionato a farsi da parte.
Il presidente si è affidato a parole dure per commentare la sentenza: “Accolta una tesi strampalata progettata in udienza, che ha fatto inorridire autorevoli costituzionalisti. La buona notizia? Ci sarà molto lavoro per gli imbianchini: dovremo cancellare in tutte le sedi giudiziarie del Paese la scritta ‘la legge è uguale per tutti'”.
Una lista “a testa alta” e il Pd che prova a ricucire
Fuori dalla contesa diretta, ma ancora strategico. De Luca sta valutando la possibilità di scendere in campo con una sua lista personale – il nome più accreditato è “A testa alta” – per sostenere un candidato di fiducia e mantenere un ruolo centrale nello scenario politico. Una mossa che potrebbe condizionare pesantemente le alleanze, costringendo il Partito Democratico a tenere insieme la necessità del rinnovamento con la forza elettorale dell’attuale presidente.
Il Pd nazionale, che già da tempo aveva espresso contrarietà a un De Luca ter, accoglie con sollievo la decisione della Corte. Il commissario campano Antonio Misiani invita a “scrivere una pagina nuova”, coinvolgendo anche il gruppo dirigente uscente ma superando lo schema del passato.
Boccia: “Come Emiliano, serve aprire una nuova fase”
Tra i più espliciti nel segnare una rotta politica alternativa a De Luca è Francesco Boccia, presidente dei senatori dem, che in un’intervista al Mattino richiama proprio l’esempio della Puglia. “De Luca è il primo ad essere consapevole che per valorizzare il lavoro fatto è opportuno lavorare insieme per aprire una nuova fase. Come sta facendo da mesi Michele Emiliano, è l’approccio più giusto in un partito che è una grande comunità”, ha detto il senatore pugliese.
Boccia richiama l’importanza del ricambio e del limite ai due mandati come garanzia di trasparenza e dinamismo istituzionale: “La Consulta conferma una linea in cui il Pd ha sempre creduto. Lo abbiamo visto già in Emilia Romagna con De Pascale e in Puglia con Emiliano, che ha avviato un percorso di discontinuità mantenendo un dialogo interno aperto e costruttivo. È il momento di fare lo stesso in Campania”.
Il centrodestra pronto a sfruttare la frattura
Mentre il centrosinistra prova a ricompattarsi, il centrodestra affila le armi. Il forzista Fulvio Martusciello lancia un appello ai consiglieri centristi che in passato hanno sostenuto De Luca: “Da oggi possono sentirsi liberi. Forza Italia è pronta al dialogo”. Una mossa per indebolire il fronte deluchiano e approfittare della possibile frammentazione.
L’ipotesi Fico divide il fronte progressista
Nel frattempo, prende quota il nome di Roberto Fico come possibile candidato di sintesi per il centrosinistra. L’ex presidente della Camera, appoggiato dal Movimento 5 Stelle, ha partecipato a un convegno insieme al sindaco di Napoli Gaetano Manfredi, un segnale politico che potrebbe preannunciare un’alleanza allargata. Ma Fico è tra i nomi meno graditi a De Luca, e la sua eventuale candidatura potrebbe rappresentare il punto di rottura definitivo.
Tutto dipenderà dalla capacità di mediazione del Partito Democratico e dalla volontà del governatore uscente di sostenere, o ostacolare, un progetto collettivo. Se l’intesa non si troverà, il rischio è la spaccatura e la strada spianata per il centrodestra.