Una maxitruffa basata sulla creazione di falsi crediti fiscali legati ai bonus edilizi è stata scoperta dalla Procura di Trani grazie a un’indagine condotta dalla Guardia di finanza, che ha eseguito un sequestro preventivo per 3,7 milioni di euro. Al centro dell’inchiesta c’è Savino D’Angelo, 50 anni, pregiudicato di Barletta, accusato di aver messo in piedi una rete di illeciti utilizzando pratiche fittizie per ottenere Ecobonus e Bonus facciate, poi monetizzati attraverso la piattaforma telematica di Poste Italiane.
Come riporta oggi la Gazzetta del Mezzogiorno, i finanzieri hanno eseguito perquisizioni nello studio di D’Angelo e ricostruito il giro di crediti inesistenti, scoprendo un sistema collaudato in cui venivano simulate ristrutturazioni su immobili non di proprietà dei soggetti richiedenti. I crediti, una volta ceduti, venivano monetizzati con accrediti sui conti correnti, seguiti da sistematici bonifici per svuotare immediatamente i fondi.
Coinvolti in sedici, sequestrati immobili, auto, moto e conti
Oltre a D’Angelo, risultano indagate altre 15 persone, tutte accusate di truffa aggravata ai danni dello Stato. Tra loro ci sono residenti di Barletta, Trinitapoli, Manfredonia, Bitonto. Alcuni nomi: Anna Rita Rizzi, Domenico Bizzoca, Giacinto Coniglio, Antonio Diviesti, Isabella Mastrodonato, Angelo Palmitessa, Carlo Orlandi, Roberto Palermo, Francesco Dangelo, Vincenzo Matera, Giovanni Dileo, Giuseppe Ronzulli, Edgardo Maria Buttari, Fabio Pio Buttari, Antonio Dibitonto.
A Savino D’Angelo viene contestato anche l’esercizio abusivo della professione di mediatore creditizio, oltre al falso documentale, poiché avrebbe utilizzato un attestato falsificato di iscrizione all’albo dei mediatori rilasciato alla sorella, e un casellario giudiziario alterato per nascondere le nove condanne riportate tra il 1994 e il 2007, tra cui una per rapina.
Il sequestro firmato dal pm Ubaldo Leo ha colpito 25 immobili, 17 auto, 6 motocicli e 67 conti correnti riferibili agli indagati, finalizzati a garantire il recupero delle somme illecitamente percepite.
L’origine della frode e il sistema delle cessioni fittizie
L’indagine nasce da una verifica fiscale a carico di D’Angelo. Nei fascicoli ritrovati durante le perquisizioni c’erano numerose cartelline con pratiche di cessione del credito riferite ad abitazioni che i beneficiari non possedevano. Ognuno di loro avrebbe incassato fino a 250mila euro tra il 2021 e il 2022 grazie alla piattaforma Poste. Le movimentazioni bancarie successive hanno rivelato bonifici sistematici verso soggetti terzi, in particolare verso una società di Barletta, ma anche verso la moglie e la madre dello stesso D’Angelo.
Secondo gli investigatori guidati dal colonnello Pierluca Cassano, il denaro veniva immediatamente disperso per impedire il recupero delle somme. Per questo motivo, il sequestro ha colpito un ampio patrimonio immobiliare e finanziario.
Un altro caso come quello di Bari
Il caso ricorda da vicino un’altra truffa scoperta alcuni mesi fa dalla Finanza a Bari, dove un ex ladro di appartamenti, Giuseppe De Scala, si era “riciclato” nel settore dell’edilizia mettendo a punto un meccanismo analogo basato su bonus edilizi fittizi, per un danno stimato di 17 milioni di euro.
Ancora una volta, gli incentivi statali per l’edilizia si confermano terreno fertile per le frodi, con schemi sempre più sofisticati e legami con soggetti già noti alle forze dell’ordine.