Il processo per il presunto giro di tangenti al Comune di Foggia è proseguito con l’interrogatorio di tre testimoni, riportando al centro dell’attenzione la vicenda della convenzione urbanistica tra il Comune e la “Coer”, società dell’imprenditore Paolo Tonti. Uno dei filoni dell’inchiesta riguarda il presunto pagamento di una mazzetta da 32mila euro, che Tonti avrebbe versato nel 2020 per ottenere il rinnovo dell’accordo urbanistico.
Secondo l’accusa, il denaro sarebbe stato consegnato all’allora sindaco Franco Landella e, con la complicità della moglie Daniela Di Donna, funzionario comunale, spartito tra i consiglieri comunali Leonardo Iaccarino, Dario Iacovangelo e Antonio Capotosto. Unico tra gli imputati ad aver ammesso parte delle accuse è proprio Iaccarino, ex presidente del consiglio comunale, che durante le indagini confessò di aver ricevuto 5mila euro e chiamò in causa gli altri coimputati, che continuano a dichiararsi innocenti.
Le opere pubbliche e i ritardi nella realizzazione
In aula ha deposto un funzionario comunale del settore amministrativo-contabile, che ha spiegato i dettagli della convenzione stipulata nel 2013 tra Comune e “Coer”. L’accordo prevedeva la realizzazione, da parte della società di Tonti, di diverse opere pubbliche su via Napoli e via Perosi, tra cui un plesso per la facoltà di Medicina, un asilo comunale, alcune strade e un edificio destinato al Comune. Parallelamente, la ditta avrebbe potuto costruire immobili residenziali. Come da prassi per questo tipo di interventi, la ripartizione tra opere pubbliche e private era del 30% a 70%.
Secondo il cronoprogramma, i lavori dovevano essere completati in cinque anni, con l’avvio delle opere pubbliche entro i primi 18 mesi, un termine che fu rispettato. Tuttavia, i ritardi accumulati portarono alla necessità di un rinnovo della convenzione, approvato nell’estate 2020 dal consiglio comunale. Ed è proprio intorno a questo voto che ruota l’ipotesi corruttiva avanzata dall’accusa.
I presunti pagamenti e le indagini sui flussi di denaro
Gli inquirenti ritengono che per ottenere il via libera alla proroga della convenzione, Tonti abbia versato 32mila euro ai rappresentanti dell’amministrazione comunale. Una parte del denaro sarebbe stata consegnata dall’imprenditore direttamente a Landella, che, attraverso la moglie, l’avrebbe distribuita tra alcuni consiglieri.
Un dettaglio emerso in aula riguarda la seconda tranche del presunto pagamento: Leonardo Iaccarino ha ammesso di aver utilizzato una parte della tangente per acquistare una collana con tre diamantini, del valore di mille euro. A confermare l’acquisto è stato il gioielliere sentito ieri in aula, il quale ha dichiarato di non sapere nulla sulla provenienza del denaro.
Le accuse e gli imputati a processo
L’inchiesta, avviata nel 2021, ha portato a processo 14 imputati, accusati a vario titolo di 19 reati tra cui tentata concussione, corruzione, istigazione alla corruzione e peculato. Gli ex amministratori, funzionari comunali e imprenditori coinvolti si trovano di fronte a un impianto accusatorio che tocca diversi episodi, tra cui:
- Una tentata concussione da 300mila euro legata all’appalto per l’illuminazione pubblica (Landella).
- Due episodi di corruzione: il primo da 32mila euro per il rinnovo della convenzione urbanistica (Landella, Di Donna, Iaccarino, Iacovangelo, Capotosto, Tonti e la “Coer”); il secondo da 20mila euro per la liquidazione di un pagamento in favore di un’azienda privata (Iaccarino, Melfi e Landini).
- Istigazione alla corruzione per un milione di euro, ancora relativa all’appalto dell’illuminazione pubblica (Landella e De Carlo).
- Tentata induzione indebita da 20mila euro, connessa al riconoscimento di un debito di una cooperativa (Iaccarino e Capotosto).
- Diversi episodi di peculato, tra cui l’acquisto di merce destinata a privati con fondi pubblici assegnati alla presidenza del consiglio comunale.
Gli sviluppi del processo
Le udienze proseguiranno con l’ascolto di altri testimoni e l’analisi delle prove documentali. Tranne Iaccarino, che ha ammesso la ricezione di parte della presunta mazzetta, tutti gli imputati continuano a dichiararsi innocenti. L’accusa, intanto, prosegue nell’intento di ricostruire i flussi di denaro e le modalità attraverso cui sarebbero state gestite le presunte tangenti che, secondo i magistrati, avrebbero influenzato le decisioni politiche dell’amministrazione comunale di Foggia.