Uno scossone politico che dal Parlamento europeo si riverbera sulla Puglia e sul Partito Democratico. Il voto favorevole di Antonio Decaro alla risoluzione dell’Europarlamento sul riarmo dell’Unione Europea ha provocato un terremoto nel Pd, complicando il percorso che avrebbe dovuto portare l’ex sindaco di Bari a essere il candidato naturale del centrosinistra per le prossime elezioni regionali. A rivelare i retroscena di questa frattura è stata La Gazzetta del Mezzogiorno, che ha ricostruito le tensioni sorte tra Decaro, il presidente della Regione Michele Emiliano e la segretaria nazionale Elly Schlein.
Un voto che divide il Pd e irrita la segreteria Schlein
Il voto in questione risale a mercoledì scorso, quando a Strasburgo il Pd si è spaccato sulla risoluzione che prevede un aumento della spesa militare europea. Il gruppo dem si è diviso tra dieci voti favorevoli e undici astensioni, con la segreteria Schlein che avrebbe preferito una linea di astensione compatta per ribadire una posizione più critica sul riarmo. Decaro, con il suo voto favorevole, ha scelto una direzione diversa, mandando un segnale che non è passato inosservato.
Secondo quanto riportato da La Gazzetta del Mezzogiorno, la mossa dell’europarlamentare barese è stata vista come un atto di autonomia politica, che avrebbe irritato non poco Schlein. La segretaria, infatti, non ha nascosto il suo malumore e avrebbe manifestato la sua irritazione non con Decaro, ma direttamente con Emiliano, chiedendogli se dietro questa scelta ci fosse una strategia concertata con il governatore uscente.
Strategie incrociate: la scalata di Decaro e il ruolo di Emiliano
Il voto ha riacceso i sospetti su un possibile asse Decaro-Emiliano, che potrebbe puntare a una scalata interna al Pd. La segretaria teme che dietro la mossa ci sia una strategia per isolare la sua leadership e preparare un’eventuale corsa congressuale che potrebbe cambiare gli equilibri del partito a livello nazionale.
Decaro, dal canto suo, ha risposto alle indiscrezioni con parole che lasciano aperte molte interpretazioni. “Ci sono sensibilità diverse, ma nessuno mette in discussione la linea della segreteria e men che meno la segreteria stessa”, ha dichiarato a La Gazzetta del Mezzogiorno, escludendo qualsiasi manovra sotterranea.
Emiliano, a sua volta, avrebbe rassicurato Schlein durante una telefonata, spiegando di non avere alcun ruolo nella scelta di Decaro e ribadendo di essere pronto a chiudere la sua esperienza alla guida della Regione. “Il mio percorso è finito qui – avrebbe detto Emiliano – e guardo ad altre prospettive, come hanno fatto altri prima di me”, riferendosi a un possibile ingresso in Parlamento.
La candidatura alla Regione torna in bilico
Ma il nodo più grande resta quello della candidatura per le prossime elezioni regionali. L’ipotesi Decaro sembrava fino a pochi giorni fa la più solida, con il sostegno di una parte importante del partito. Ora, però, il voto sul riarmo ha rimescolato le carte, rendendo più complicato un endorsement chiaro da parte della segreteria nazionale.
Come sottolineato da La Gazzetta del Mezzogiorno, il problema è che Decaro sta giocando una partita di alto livello a Bruxelles, gestendo anche le trattative per il futuro assetto dell’Unione. Per lui, la prospettiva di un impegno nazionale potrebbe essere più attraente rispetto a un decennio da presidente di Regione, con tutte le sfide locali che ne derivano.
“Non ci sono liste perché non c’è al momento una candidatura Decaro”, ha dichiarato l’ex sindaco di Bari alla Gazzetta. “Non c’è una data per le Regionali, non si sa se si voterà in autunno o nel 2026. Quando arriverà il momento, deciderò insieme ai pugliesi. Come ho sempre fatto”.
Una frase che suona come un segnale di attesa, mentre il Pd pugliese e quello nazionale si interrogano sul futuro della leadership regionale e sulle prossime mosse di Decaro.