La Regione Puglia e il Comune di Bari hanno chiesto un risarcimento da 20 milioni di euro ai 104 imputati del processo Codice Interno, il procedimento che ha svelato un presunto sistema di voti truccati in cambio di denaro e favori. Tra loro c’è Giacomo Olivieri, ex consigliere regionale e figura centrale dell’inchiesta, finito in carcere il 24 febbraio 2024 con l’accusa di voto di scambio politico-mafioso ed estorsione. Ieri, nel corso dell’udienza, il governatore Michele Emiliano ha chiesto al gup Giuseppe De Salvatore il sequestro conservativo del vitalizio dell’ex consigliere, mentre il sindaco Vito Leccese ha domandato la restituzione dei compensi percepiti dalla moglie di Olivieri, Maria Carmen Lorusso, che sarebbe stata eletta nel 2019 con i voti della mafia.
Debiti milionari e pignoramenti in serie
Olivieri, 63 anni, ha maturato un vitalizio da ex consigliere regionale pari a 3.500 euro netti al mese, ma su questa somma pesano già tre pignoramenti: uno della Multiservizi di Bari, per una condanna della Corte dei conti, uno dell’Amco (società del ministero dell’Economia) e uno dell’Agenzia delle Entrate. In totale, circa 1.200 euro al mesevengono trattenuti per coprire debiti che ammontano a oltre 8 milioni di euro.
Secondo quanto riportato da La Gazzetta del Mezzogiorno, l’ex consigliere deve 89mila euro alla Multiservizi e 2,6 milioni all’Amco. A questi si aggiunge un intervento dell’Agenzia delle Entrate su un immobile già pignorato, per un importo superiore a 5 milioni di euro. Tra i creditori ci sono anche il Grand’Hotel di Rosamarina, per un conto non pagato, vari commercianti che gli hanno fornito mobili e perfino American Express, che si è ritrovata con uno scoperto di decine di migliaia di euro su una carta di credito con plafond illimitato. Tuttavia, nessuno di questi creditori vedrà un centesimo: i pochi fondi disponibili saranno destinati al pagamento delle imposte arretrate e delle spese legali.
Le richieste di risarcimento
La Regione, rappresentata dall’avvocato Enrico Dellino, ha chiesto al giudice di sequestrare la quota non pignorata del vitalizio di Olivieri per garantire il risarcimento richiesto, che è stato stimato in 100mila euro per ciascuno dei 104 imputati. Complessivamente, l’ente ha avanzato una richiesta di 10 milioni di euro, con una provvisionale di 2 milioni.
Una somma identica è stata chiesta dal Comune di Bari, il cui legale Tommaso Pontassuglia ha anche domandato la restituzione dei 141mila euro percepiti da Maria Carmen Lorusso come stipendio da consigliere comunale. Amtab ha chiesto 2,2 milioni di euro, Amgas altri 50mila euro, mentre l’associazione Libera ha presentato una richiesta di 400mila euro. I ministeri che si sono costituiti parte civile hanno avanzato una richiesta di ulteriori 2 milioni di euro.
La fase finale del processo
Il processo Codice Interno riprenderà il 5 marzo con le discussioni delle difese, che si protrarranno fino al 7 maggio e potrebbero allungarsi ulteriormente. La Direzione distrettuale antimafia di Bari ha già formulato le richieste di condanna: fino a 20 anni di carcere per i mafiosi coinvolti e 10 anni per Olivieri, senza attenuanti generiche. Durante l’interrogatorio del 12 febbraio, l’ex consigliere ha ammesso di aver acquistato voti per far eleggere la moglie alle Comunali di Bari del 2019, ma ha negato di essersi rivolto ai clan, come sostiene la Dda. Secondo la sua versione, l’operazione sarebbe stata parte di un accordo politico con Michele Emiliano, finalizzato a sostenere un candidato del centrodestra alle primarie, poi sconfitto da Antonio Decaro. Il governatore ha definito questa ricostruzione “una bugia”.