Nel 2022, in Italia, si è registrato un aumento degli interventi di interruzione volontaria di gravidanza (IVG), con un incremento del 3,2% rispetto all’anno precedente, passando da 63.653 a 65.661 interventi. Lo segnala la relazione annuale presentata al Parlamento dal ministro della Salute Orazio Schillaci a dicembre, relativa all’attuazione della legge 194/78. Anche in Puglia, i numeri hanno seguito una tendenza simile, con un aumento del 3,2%: 5.152 nel 2021 contro i 5.316 nel 2022, segnando una rottura con il trend di calo che aveva caratterizzato gli anni precedenti.
Fasce d’età e stato civile: i dati in dettaglio
Le donne che maggiormente hanno fatto ricorso all’IVG in Puglia nel 2022 appartengono alle fasce d’età comprese tra i 30 e i 34 anni (1.196) e tra i 35 e i 39 anni (1.128). Le adolescenti sotto i 15 anni sono state 11, con un lieve calo rispetto alle 15 del 2021, mentre sono state 461 quelle tra i 15 e i 19 anni. I dati, pubblicati dalla Gazzetta del Mezzogiorno, evidenziano che, come negli anni precedenti, la maggior parte delle donne che scelgono di interrompere la gravidanza sono single, con il 58,6% del totale. Il 35,9% delle donne coinvolte erano sposate, e solo una piccola parte, il 5,1%, era separata o divorziata.
Titolo di studio e situazione lavorativa
Il dato relativo al titolo di studio presenta un cambiamento rispetto all’anno precedente. Nel 2022, la maggioranza delle donne che hanno scelto l’IVG aveva la licenza media superiore (42,5%), seguita da coloro che possedevano la licenza media inferiore (41,9%). Le laureate sono state il 13,1% del totale. Sul piano della situazione lavorativa, i dati mostrano che la maggior parte delle donne era occupata (37,7%), seguita dalle casalinghe (27,1%) e dalle disoccupate (23,6%).
Residenza e scelte sanitarie
Per quanto riguarda la residenza, il 84,4% delle donne che hanno abortito ha scelto di farlo nella propria provincia di appartenenza. La maggior parte degli interventi è stata effettuata in strutture pubbliche, con il 84,5% degli interventi, mentre il restante 15,5% è stato eseguito in cliniche convenzionate. Nonostante ciò, la pratica dell’obiezione di coscienza rimane un tema centrale, con il 77,9% dei ginecologi pugliesi che hanno obiettato nel 2022.
Gazzetta del Mezzogiorno riporta inoltre la crescente difficoltà per le donne di accedere all’IVG, soprattutto in alcune aree rurali, dove la carenza di medici non obiettori rischia di compromettere il diritto all’aborto.
Questi dati, seppur in aumento rispetto agli anni precedenti, pongono l’accento sulla necessità di garantire un accesso equo e sicuro ai servizi sanitari per tutte le donne, assicurando che il diritto sancito dalla legge 194 venga rispettato senza ostacoli.