Un’associazione per delinquere finalizzata alle frodi fiscali e al riciclaggio, aggravata dal metodo mafioso, è stata smantellata in un’operazione denominata “Moby Dick” che ha coinvolto gli uffici della procura europea (Eppo) di Milano e Palermo. Complessivamente sono state eseguite, su richiesta del gip lombardo, 47 misure cautelari personali, sequestri di beni, valori e denaro per 520 milioni di euro e ricostruite false fatturazioni per 1,3 miliardi di euro. In particolare i provvedimenti restrittivi – 34 in carcere, 9 agli arresti domiciliari e 4 misure interdittive – riguardano indagati ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione per delinquere finalizzata all’evasione dell’Iva intracomunitaria nel commercio di prodotti informatici e al riciclaggio dei relativi profitti. Tra gli arrestati anche un manfredoniano, il 53enne Pasquale Rinaldi (carcere) e due foggiani residenti a Orta Nova, Gianfranco e Vito Colamussi, 43 e 47 anni (entrambi ai domiciliari). Nel mirino degli inquirenti diverse società tra cui alcune della provincia di Foggia, si tratta della Webbin srl di Manfredonia riconducibile a Rinaldi, della GFC Informatica con sede legale a Orta Nova e della Megabit Store srl sempre di Orta Nova.
Tutti i nomi
Carcere per Antonio Lo Manto di Palermo, Luca Annunziata di Pompei (Napoli), Rodolphe Ballaera, nato in Belgio e residente a Milano, Stefano Bove di Roma, Aldo Bramucci di Civitavecchia (Roma), Francesco Carcuro di Bologna, Giovanni Conti di Roma, Paolo Attilio Remo Cotini di Milano, Daniele De Cuppis di Milano, Francesco De Marco di Milano, Manuel Delfini di Roma, Corina Enescu nata in Romania e residente negli Emirati Arabi Uniti, Vittorio Felaco di Napoli, Luca Gillone di Casale Monferrato (Alessandria), Luca Gorlero di Rapallo (Genova), Salvatore Grillo di Capua (Caserta) e residente a Roma, Daniel Grossman, nato in Svizzera, Maya Krasmirova Metodieva nata in Bulgaria, Simone Liparulo di Napoli, Saverio Salvino Longhitano nato in Germania e residente a Basiglio (Milano), Lorenzo Libero Margiore di Napoli, Cosimo Marullo nato a Napoli e residente a Dubai, Gennaro Marullo nato Napoli, Marco Mezzatesta di Roma, Massimo Noviello di Napoli, Giovanni Nuvoletta di Napoli, Luigi Oliva di Napoli, Vincenzo Perrillo di Napoli, Massimo Picinelli di Bologna, Marco Ravanelli di Lodi (Milano), Pasquale Rinaldi di Manfredonia (Foggia), Menno Tabor nato nei Paesi Bassi, Roberto Trebiani di Roma e Serena Veccia di Roma.
Ai domiciliari Gabriele Giuseppe Azzarà di Genova, Gianfranco Colamussi di Foggia, Vito Colamussi di Foggia, Carlo Arturo Cremaschi, nato a Milano e residente a Novara, Andrea Del Gaudio di Bologna, Andrea Malù di Arezzo, Luca Mancinelli di Latina, Lucio Robustelli di Scafati (Salerno), Enzo Tammaro di Napoli.
Interdittiva per un anno e divieto ad esercitare attività d’impresa per Stefano Bruno Martini di Milano, Maurizio Perconti di Roma, Luca Perconti di Roma e Silvana Carla Maria Stiriti di Milano.
Il sistema svelato in “Moby Dick”
In relazione alla gestione di alcune società, per le quali sono in corso procedure concorsuali, i provvedimenti restrittivi riguardano anche reati fallimentari. Tra i destinatari delle misure in carcere sette figurano all’estero: per loro è stato emesso il mandato di arresto europeo, quattro dei quali in Repubblica Ceca, Olanda, Spagna e Bulgaria. Disposto invece nei confronti delle persone e delle società indagate il sequestro preventivo, anche per equivalente, di beni, valori e denaro per oltre 520 milioni di euro, individuato quale profitto complessivo della frode, pari all’Iva evasa, e il sequestro preventivo per riciclaggio di alcuni complessi residenziali e immobiliari del valore complessivo di oltre 10 milioni di euro a Cefalù (Palermo), nonché di altri immobiliari riconducibili ad alcune delle società, ricadenti nei territori di Chiavari (Genova), Bellano (Lecco), Noli (Savona), Cinisello Balsamo (Milano) e Milano. Il giudice ha riconosciuto per i vertici del gruppo la circostanza aggravante di aver agevolato, investendone i profitti nel settore delle frodi all’Iva, consorterie criminali camorristiche e mafiose e di essersi avvalsi del metodo mafioso.
L’indagine nasce dalla convergenza di due distinti filoni investigativi originati dai Nuclei di Polizia economico-finanziaria di Varese e Milano con Eppo Milano in tema di frodi carosello, e dalla squadra Mobile di Palermo e Sisco, con il coordinamento investigativo ed operativo del Servizio centrale operativo, e dal Nucleo Pef di Palermo con la sede locale di Eppo, in cui emergeva, si legge in una nota della procura, “la partecipazione alla commissione di frodi carosello di esponenti della criminalità organizzata di stampo mafioso e camorristico, gestori di alcune delle filiere di società utilizzate nei circuiti già oggetto di indagine di Milano e incaricati, anche, del rinvestimento dei profitti illeciti”.
I due procedimenti venivano riuniti, consentendo così di avanzare un’unica richiesta di applicazione di misure cautelari, poi accolta dal gip di Milano. Effettuate oltre 160 perquisizioni in 30 diverse province presso abitazioni, uffici e aziende riconducibili agli indagati, effettuate anche con l’ausilio di unità cinofile cash dogs della Guardia di finanza, specializzate nel rinvenimento di banconote nascoste. Sono in tutto 200 le persone indagate e oltre 400 le società coinvolte, a molte delle quali viene contestato l’illecito amministrativo dipendente da tali reati, come previsto dal decreto legislativo 231/2001. Contestuali attività di esecuzione dei provvedimenti restrittivi, perquisizione e sequestro anche nei Paesi Ue interessati dalla frode e, in particolare, in Spagna, Lussemburgo, Repubblica Ceca, Slovacchia, Croazia, Bulgaria, Cipro, Olanda, e in paesi extra UE, come la Svizzera e gli Emirati Arabi. L’indagine riguarda una strutturata frode carosello all’Iva intracomunitaria nel settore del commercio dei prodotti elettronici/informatici che ha investito diversi Paesi Ue (Olanda, Lussemburgo, Spagna, Repubblica Ceca, Slovacchia, Bulgaria e Romania), coinvolgendo anche 20 società estere, e ha riguardato, a dire della procura, anche esponenti della criminalità organizzata siciliana e campana i quali, “intravedendo gli ingenti profitti del business delle frodi carosello, ne sono entrati a far parte fornendo provviste finanziarie, così riciclando altresì i proventi di altre attività criminali”. Imponenti i numeri delle imprese coinvolte nella frode scoperta: 269 missing traders, 55 buffer, 28 società broker e 52 conduit estere, per un volume complessivo di fatture false pari a 1,3 miliardi di euro, nel solo quadriennio 2020-2023. (Afe/Adnkronos)