Ancora minacce ai collaboratori di giustizia del Gargano. Stavolta nei confronti del suocero di Marco Raduano, 41enne ex boss di Vieste detto “Pallone”, pentitosi a marzo scorso. Ignoti hanno inviato una lettera al parente “dal contenuto – ha spiegato il pm della Dda di Bari, Ettore Cardinali durante il processo “Omnia Nostra” – chiaramente intimidatorio poiché c’è il disegnino di una signora con un bambino e la croce sopra, questo anche in relazione alle precedenti udienze dove ogni volta che sentiamo un testimone, poi abbiamo sempre un riscontro di questo genere sulle minacce che ricevono i collaboratori”.
Settimane fa una lettera dal contenuto minatorio fu inviata alla sorella di Raduano. Un’altra missiva, invece, venne recapitata alla figlia di Antonio Quitadamo detto “Baffino”, collaboratore di giustizia di Mattinata. Parenti di quest’ultimo avrebbero ricevuto “avvertimenti” anche in altre circostanze.
Proprio durante il processo “Omnia Nostra” che vede alla sbarra il clan Lombardi-Scirpoli-Raduano, rivale dei montanari Li Bergolis-Miucci, lo stesso Raduano ha ammesso che prima di pentirsi aveva intenzione di vendicarsi con i collaboratori di giustizia: “Scambiavo lettere dal carcere soprattutto con Francesco Scirpoli tramite un soggetto calabrese nel carcere di Agrigento. Il tema era quello della collaborazione di Della Malva. Cercavamo di capire il suo bagaglio di informazioni. Ci manifestavamo la nostra preoccupazione. Avevamo pensato anche di nascondere un gps sulle auto dei parenti dei pentiti per individuare le località protette”. Ora invece è la sua famiglia ad essere finita nel mirino.