Dura opposizione della Procura di Foggia alla decisione del giudice di attenuare la misura cautelare per Raffaele Fatone detto “Racastill”, indagato in “Giù le mani” con l’accusa di aver aggredito fisicamente Domenico Manzella, collega dell’Ase, l’azienda municipalizzata che si occupa della gestione dei rifiuti. Per il giovane niente più arresti domiciliari ma semplice divieto di avvicinamento alla persona offesa. Il padre Michele, invece, anch’egli sotto inchiesta in “Giù le mani” per l’aggressione a Manzella ma anche per altre vicende, è stato trasferito dal carcere ai domiciliari. I provvedimenti sono giunti in seguito all’avviso conclusione indagini per dieci indagati.
Secondo la procura, “la personalità di Raffaele Fatone, più che dai suoi precedenti penali – si legge -, risulta pessimamente lumeggiata dalle risultanze investigative – peraltro già valorizzate in sede di ordinanza cautelare e di riesame – che mettono in luce la fama di ‘picchiatore’ dell’indagato ed i tentativi perpetrati dallo stesso (unitamente al padre coindagato) di inquinare il quadro probatorio, sia distruggendo prove (l’episodio della cancellazione delle immagini delle telecamere dell’autolavaggio, che avevano ripreso l’uscita di casa del Fatone la mattina dell’aggressione a Manzella), che inducendo le persone offese a non denunciare ovvero a ritirare le querele sporte”.
E ancora: “L’unico elemento di novità rispetto alle istanze in precedenza avanzate dalla difesa sarebbe rappresentato dall’avviso di conclusione delle indagini preliminari, notificato in data 18.06.2024 agli indagati. A ben vedere, però, l’avviso ex art: 415 bis ep.p. anziché attenuare dovrebbe aver rafforzato le esigenze cautelari sottese alla misura. Sotto questo profilo vengono in rilievo gli esiti dell’attività di indagine svolta successivamente all’esecuzione delle misure cautelari, che ha messo in luce gli ulteriori tentativi di inquinare le fonti di prova posti in essere dai familiari del Fatone (ulteriori rispetto a quelli già perpetrati), a dimostrazione del perdurante pericolo di inquinamento probatorio, che subirebbe un sicuro aggravamento con la scarcerazione di Fatone Raffaele e il libero ricongiungimento con tutti gli altri familiari”.
Nel frattempo, i dipendenti di Ase, Manzella e Carmone sono comparsi nel processo tra i Fatone e la nostra testata (paradossalmente querelata dai Fatone per aver riportato quanto scritto da denunce e relazioni antimafia). Entrambi i lavoratori hanno confermato davanti al giudice di essere stati picchiati dai “Racastill”.
Raffaele Fatone è stato di recente licenziato dall’azienda Ase proprio per i fatti emersi in “Giù le mani”, mentre suo padre era da poco andato in pensione.