È arrivato a sentenza il processo che ha come imputato un 59enne andriese, arrestato da una “Volante” della questura della provincia Bat per aver staccato con un morso l’orecchio di un uomo con cui aveva ingaggiato una lite per futili motivi. Questi i fatti: erano le 18 di un venerdì pomeriggio di qualche mese fa quando, su linea “113”, è arrivata la richiesta di soccorso di una donna che diceva di aver assistito, nei pressi di Piazza Catuma, ad un litigio tra due persone; la chiamante aveva raccolto e riposto all’interno di una scatola l’orecchio di uno dei due contendenti, staccato a morsi dall’altro.
La “Volante” giunta sul posto ha trovato uno dei due uomini e la richiedente, con tracce di sangue in corrispondenza del punto dove era avvenuta l’aggressione. L’altro contendente era stato trasferito d’urgenza presso l’Unità Operativa di Chirurgia Plastica di Bari per cercare di riattaccare l’orecchio staccato. Tramite testimonianze e visione dell’impianto di videosorveglianza, l’equipaggio della Volante ha ricostruito la dinamica di ciò che era accaduto: un 59enne andriese ha ingaggiato una lite con un uomo di 46 anni per un’auto parcheggiata male, che gli impediva di fare agevolmente manovra. Dopo qualche schiaffo reciproco, quando lo scontro sembrava finito, il 59enne ha cinto alle spalle l’uomo, stringendo l’orecchio sinistro tra i denti talmente forte da staccarglielo di netto.
A seguito della rapida ricostruzione, l’aggressore è stato, quindi, arrestato e sottoposto a temporanea detenzione in carcere per lesioni gravissime aggravate dai futili motivi. Nell’ambito del relativo procedimento penale, l’imputato ha optato per il giudizio abbreviato, che prevede la riduzione della pena complessiva di un terzo: è stato, in ultimo, condannato alla pena complessiva di 8 anni, 10 mesi e 20 giorni di reclusione ed al risarcimento dei danni a favore del 46enne, con pagamento di una provvisionale (immediatamente esecutiva) di 10mila euro, per deformazione dell’aspetto della persona mediante lesioni permanenti al viso, aggravata dall’aver agito per futili motivi. “Giova precisare che lo stesso non può considerarsi colpevole sino ad una sentenza di condanna definitiva”, fanno sapere dalla questura in una nota.