Crisi nera a Casa Sollievo, protesta sotto l’ospedale del Vaticano: “Non ci sono risorse per il personale”

Sindacati chiedono arretrati e adeguamenti contrattuali: “Siamo pronti a marcia di protesta in piazza San Pietro”

Non erano più di un centinaio questa mattina a San Giovanni Rotondo i dipendenti di Casa Sollievo della Sofferenza, guidati dai rappresentanti sindacali di Cgil-Cisl e Uil per la manifestazione nel piazzale antistante l’ospedale di San Pio. Casa Sollievo, ormai è risaputo, è in crisi. Il debito sarebbe di diverse centinaia di milioni di euro, “frutto della gestione degli ultimi 18 anni”.

Dal 2020 ad oggi le cose sono cambiate, arrivando quasi al pareggio, ma il buco resta ed è profondo. Sono preoccupati per il loro futuro gli oltre 2700 dipendenti dell’ospedale. “Stiamo ancora aspettando l’adeguamento contrattuale del comparto, anche se a Natale il nuovo direttore generale Gumirato con noi è stato molto chiaro, dicendoci che non ci sono soldi. Ovviamente non ci sta bene, per questo stiamo protestando”. Il direttore generale oggi non era in ufficio, ma i rappresentanti sindacali hanno incontrato in tarda mattinata i suoi collaboratori. Risultato? “Nulla, ancora una fumata nera. Abbiamo chiesto al direttore del personale di essere convocati entro la prossima settimana, altrimenti attiveremo ulteriori iniziative, e non escludiamo un sit in di protesta nei pressi del Vaticano, che continua a dire di non poter intervenire per risolvere la situazione. Siamo molto preoccupati anche per il Piano industriale”.

“La pandemia ha influito notevolmente sul disagio economico di Casa Sollievo, e lo stesso Gumirato – ha aggiunto Giuseppe Mangiacotti della Cisl – ha confermato quello che dico da anni, e cioè che qui c’è stata una gestione poco attenta. Purtroppo in queste strutture, a differenza di quelle pubbliche, chi sbaglia viene riconfermato e premiato. A Casa Sollievo ci sono 2700 dipendenti e 930 posti letto che durante il Covid sono stati ridotti a meno della metà, ma hanno continuato ad assumere personale, creando ulteriore disagio economico”.

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