L’elicottero della tragedia non aveva a bordo scatole nere perché la normativa non prevede che siano obbligatorie su questo tipo di aeromobili. Questo emerge dalle ultime indagini sul disastro di sabato a Castelpagano (Apricena) sulla tratta tra Isole Tremiti e Foggia. Sette le vittime, tutte le salme sono stare recuperate e condotte in obitorio a San Severo. Prevista l’autopsia sui due piloti. Alle operazioni di recupero hanno partecipato il personale del comando provinciale del vigili del fuoco di Foggia alla presenza del personale dell’Ansv, delle forze dell’ordine e della procura di Foggia.
“Il rotore” dell’elicottero è stato trovato a circa 100-150 metri di distanza rispetto alla fusoliera. Dunque si sarebbe ribaltato prima dello schianto, “verosimilmente, il velivolo ha impattato con il suolo prima con il rotore, si è impennato e poi ha impattato con il resto dell’elicottero”.
Un testimone oculare ha riferito di aver visto volare l’elicottero a bassa quota prima dello schianto. Si tratta di un agricoltore che poco dopo avrebbe anche visto il fumo sollevarsi dalla collina. Il testimone avrebbe aiutato i militari a raggiungere la zona del disastro.
“Ci siamo fatti un’idea ma non possiamo rivelarla” ha detto il procuratore di Foggia Ludovico Vaccaro in merito alle cause della tragedia. Restano in piedi alcune ipotesi, la prima è il maltempo, forse un improvviso peggioramento delle condizioni meteo dovuto ad una forte raffica di vento o ad un temporale. Da scartare la nebbia, i due piloti erano esperti e in caso di nebbia avrebbero potuto chiedere di andare sotto controllo radar e proseguire il volo in condizioni di volo strumentale, cioè lasciandosi guidare dal Centro di controllo di Brindisi. Le altre ipotesi sono il guasto tecnico, un problema con in carburante o un fattore esterno come ad esempio un drone.
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