23 anni dalla morte di Matteo Di Candia, anziano foggiano vittima innocente della mafia locale. Era il 21 settembre 1999 e il pensionato se ne stava tranquillo ai tavoli del bar Elia in via Fania, nei pressi dell’Opera San Michele. Stava festeggiando il suo onomastico del tutto ignaro del fatto che alcuni sicari, forse calabresi, sarebbero giunti in quel luogo nel giro di pochi minuti per un regolamento di conti.
I “pistoleri”, scarsi conoscitori del luogo, spararono all’impazzata con l’intento di uccidere il boss Federico Trisciuoglio alias “Enrichetto lo Zoppo”, capo della batteria Trisciuoglio-Prencipe-Tolonese, Salvatore Prencipe, ex boss della “Società Foggiana” detto “Piede veloce”, uscito dal giro anni fa, e Leonardo Piserchia detto “Pastina”, quest’ultimo scampato alla strage del Bacardi del 1986. Nessuno dei tre obiettivi venne eliminato, per loro solo qualche ferita, ma un proiettile vagante costò la vita al povero Di Candia. Piserchia verrà invece ammazzato il 24 ottobre dello stesso anno in via del Risorgimento.
Quello di via Fania fu uno dei tanti agguati che a cavallo tra la fine degli anni ’90 e gli inizi del 2000 macchiarono di sangue la città di Foggia. Di Candia, da molti dimenticato, è realmente una delle vittime innocenti della mafia locale, completamente estraneo a logiche malavitose. Quel giorno era “al suo posto”, in un bar, a festeggiare una ricorrenza. “Fare memoria ci aiuta a capire da che parte stare” aveva scritto il Presidio Libera Foggia “Nicola Ciuffreda e Francesco Marcone” nel ricordare Di Candia. (In alto, una foto dell’epoca della gazzetta del mezzogiorno)