Focus di Tpi, versione settimanale cartacea della nota testata giornalistica, sulle minacce ai cronisti. Riflettori sulla provincia di Foggia dove “nonostante l’indifferenza della politica italiana – scrive Giunio Panarelli -, Julian Assange continua a essere, anche nel nostro Paese, un simbolo della libertà di informazione. Non deve sorprendere quindi che il 28 giugno scorso il Consiglio comunale di Lucera, in provincia di Foggia, abbia deciso di consegnargli, nel silenzio dei media nazionali, la cittadinanza onoraria. Più sorprendente e triste la motivazione di questa scelta: denunciare le condizioni in cui operano i giornalisti locali. ‘Ho voluto lanciare l’allarme su come anche qui, in provincia di Foggia, chi ricerca la verità sia spesso ostacolato e minacciato’, le parole a Tpi di Davide Colucci, consigliere comunale e promotore dell’iniziativa”.
Il settimanale fa riferimento a quanto accaduto intorno alla di metà giugno, quando Francesco Pesante, direttore del giornale locale l’Immediato, “si è visto prelevare dai magistrati il proprio cellulare. I pm volevano capire – ricorda la testata – chi avesse inviato al giornalista un video che ritraeva l’omicidio di un uomo avvenuto a maggio davanti al carcere di Foggia. ‘Ero contento di andare in Questura e aiutare gli inquirenti. Invece mi sono sentito violato nel mio lavoro e impossibilitato a proteggere le mie fonti. Un fatto gravissimo per cui ho ricevuto solidarietà da tantissimi colleghi’, racconta Pesante a Tpi. Che aggiunge: “È assurdo che di fronte all’ennesimo omicidio in un territorio disastrato dalla mafia ci si preoccupi di ostacolare chi racconta quel che succede, come se non bastassero le continue intimidazioni che subiamo da parte delle organizzazioni criminali”. Chiaro il riferimento alle numerose querele temerarie o querele “bavaglio” nei confronti di chi si occupa di mafia e cronaca giudiziaria.
Secondo Tpi – che ha ricordato anche l’aggressione, commessa dai familiari di un pregiudicato morto, contro la troupe della trasmissione Ore 14 di Rai2 – si tratta di “un contesto – quello foggiano – in cui le istituzioni non sempre aiutano i cronisti. Secondo Pesante, “quando lo Stato ostacola, o addirittura punisce, chi cerca di capire la verità è sempre un problema. Vale per noi. Vale per Assange”.