Colpo al narcotraffico del Gargano. 17 gli arresti della Guardia di Finanza a San Nicandro, 15 in carcere (uno ancora irreperibile) e 2 ai domiciliari. Nel blitz “Doppio Zero”, chiaro riferimento alla “farina doppio zero”, terminologia usata per indicare la cocaina, sono stati arrestati i membri di due gruppi criminali, entrambi collegati con le storiche famiglie mafiose Ciavarrella e Tarantino, protagoniste di una decennale faida ed oggi rivali nel mondo del narcotraffico.
Le due fazioni spacciavano in due circoli privati del paese, in concorrenza tra loro, vendendo marijuana, cocaina e hashish. Intenso il via vai dei clienti, quasi tutti giovanissimi. I circoli erano dotati di doppia porta blindata e telecamere per controllare la strada. Dalle intercettazioni è emerso che alcuni ragazzi hanno avuto un malore per aver sniffato cocaina mischiata con la novalgina. Questo avrebbe causato perdita di sangue dal naso da parte degli avventori.
In seguito al rallentamento dei traffici tra Albania e Puglia, dovuti alle numerose operazioni delle forze dell’ordine, i narcos si erano adoperati per coltivare in loco la droga. Ed infatti la Finanza ha scovato numerosi campi di marijuana tra San Nicandro, San Marco in Lamis e Lesina. I finanzieri hanno stimato un valore delle piantagioni vicino ai 10 milioni di euro. Durante le indagini, i militari hanno inoltre trovato nascosti in un terreno 700 grammi di monili in oro, 22 proiettili e, soprattutto, 130mila euro.
Stamattina la svolta, attraverso un maxi blitz con 150 uomini della Guardia di Finanza del Comando Provinciale di Foggia, Servizio Centrale I.C.O. di Roma, Gruppo Investigativo C.O. di Bari e Gruppo Pronto Impiego di Bari, supportati dall’alto da un elicottero del Reparto Operativo Aeronavale di Bari; 17 le ordinanze di custodia cautelare disposte dal gip del Tribunale di Foggia nei confronti di persone, anche pregiudicate (alcuni percepivano il reddito di cittadinanza), attive tra i Comuni di San Nicandro Garganico e altri dell’area nord garganica, indiziate per detenzione a fini di spaccio di sostanze stupefacenti e per violazioni della normativa in materia di armi.
Il provvedimento del Tribunale giunge all’esito di indagini preliminari svolte, sotto il coordinamento e la direzione della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Foggia, dalla Tenenza di San Nicandro Garganico con la collaborazione dei reparti speciali del Corpo (S.C.I.C.O. Roma e G.I.C.O. Bari) che, a seguito del sequestro nell’agosto 2020, in agro di San Marco in Lamis, di una maxi piantagione di marijuana di 5.100 piante, hanno messo sotto osservazione e ricostruito la mappa e filiera dello spaccio di sostanze stupefacenti a San Nicandro Garganico, dal rifornimento alla cessione al dettaglio, quest’ultima spesso estesa ad altri Comuni dell’area nord garganica.
In occasione della scoperta della maxi piantagione fu arrestato in flagranza di reato un pregiudicato armato di pistola con matricola abrasa trovato nel fondo a curare la coltivazione delle 5.100 piante di canapa indiana, e denunciati a piede libero altri tre soggetti che avevano collaborato alla cura della piantagione.
Sin dalle prime battute dell’indagine – diretta e coordinata dalla Procura della Repubblica di Foggia – emergeva che i denunciati gestivano due circoli ricreativi privati della città, interessati da un anomalo e quanto mai sospetto viavai di gente, soprattutto ragazzi di giovane età che si intrattenevano all’interno del locale per pochi minuti.
I finanzieri, insospettiti anche dal fatto che il perimetro esterno dei circoli fosse eccessivamente “sorvegliato” con sofisticati sistemi di videoripresa, che gli ingressi fossero assicurati da doppie porte blindate e grate in ferro alle finestre, mettevano in atto alcuni servizi di controllo del territorio al fine di riscontrare – come effettivamente accadeva – che la maggior parte dei soggetti che accedevano ai circoli per uscirne dopo pochi istanti, venivano trovati in possesso di dosi di stupefacente di vario tipo (marijuana, hashish e soprattutto cocaina).
La Procura di Foggia, informata delle prime evidenze investigative raccolte dai finanzieri di San Nicandro, rilevando gravi indizi di reità, ha disposto specifiche attività investigative che, per l’ubicazione dei circoli, il modo in cui erano sorvegliati e per le accortezze “antipolizia” dei gestori, sono state svolte con sofisticate attrezzature messe a disposizione dalle strutture tecniche del Servizio Centrale I.C.O. di Roma per l’intercettazione ambientale, veicolare, telefonica e telematica, e di geolocalizzazione.
Le immagini delle telecamere installate e le conversazioni intercettate nei circoli privati hanno permesso di appurare che gli stessi erano tutt’altro che “luoghi di ritrovo o ricreativi”, organizzati e gestiti come veri e propri “supermercati della droga” aperti a qualsiasi ora per permettere ai numerosi avventori di acquistare stupefacente anche a notte fonda.
Le indagini hanno permesso anche di accertare che, in concomitanza di una maggiore presenza sul territorio delle forze di polizia con controlli in strada più serrati, soprattutto nel periodo di limitazione alla circolazione imposta dall’emergenza sanitaria da Covid-19, gli indagati spostavano il centro di spaccio presso locali “meno in vista” o presso le proprie dimore abituali.
Le attività investigative, che si sono concluse nel giugno 2021, hanno permesso di raccogliere concreti indizi a carico degli indagati per più di 2.500 episodi di spaccio di sostanze stupefacenti tipo hashish, marijuana e soprattutto cocaina, cedute anche a minorenni o in luoghi pubblici alla presenza di bambini che giocavano ignari e indifesi.
Nel corso delle indagini è stato possibile rinvenire e sequestrare altre due piantagioni di marijuana, impiantate in località Schiapparo di Lesina e curate da pluri-pregiudicati del posto. All’esito delle analisi di laboratorio, si è accertato che dalle infiorescenze potevano essere ricavate circa 1,35 milioni di dosi di stupefacente per un ritorno economico in favore del gruppo criminale stimato in circa 6,8 milioni di euro.
Ulteriore riscontro di polizia della qualità e quantità dello stupefacente ceduto, nonché del modus operandi dei soggetti arrestati, è stato effettuato nel mese di giugno 2021, quando i militari della Tenenza di San Nicandro hanno arrestato in flagranza di reato un commerciante incensurato, oggi considerato “il magazziniere dello stupefacente”, intento a cedere un pacco di cocaina ad uno degli odierni arrestati. Il soggetto, a seguito di perquisizione, è stato trovato in possesso di circa 100 grammi di cocaina e marijuana, nonché di diverse strumentazioni tecniche per ricercare e bonificare gli ambienti da eventuali apparecchiature di polizia e di indagine, nonché di Jammer per disturbare le comunicazioni delle forze di polizia.
In quel frangente, l’acquirente, oggi arrestato, pregiudicato per specifici reati in materia di stupefacenti, inseguito da una pattuglia in pieno giorno, con manovre in auto azzardate che hanno messo in pericolo passanti e utenti della strada, ha fatto perdere le proprie tracce, sottraendosi all’arresto in flagranza ma non alla segnalazione in Procura per il reato di detenzione illecita di sostanze stupefacenti.
A margine si segnala che alcuni degli arrestati odierni avrebbero percepito indebitamente il reddito di cittadinanza, per cui sono stati deferiti alla competente autorità giudiziaria per il reato specifico e all’Inps per il recupero di quanto sottratto con l’inganno al bilancio dello Stato.
Va precisato che la posizione delle persone arrestate e di tutti gli indagati è al vaglio dell’autorità giudiziaria e che le stesse non possono essere considerate colpevoli sino ad eventuale pronunzia di sentenza definitiva di condanna.
L’attività di servizio odierna testimonia il costante impegno operativo dei reparti del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Foggia, in perfetta sinergia con l’autorità giudiziaria, nella lotta ad ogni forma di illecito, tra cui la produzione, il commercio e lo spaccio di sostanze stupefacenti che negli ultimi anni ha visto, nell’ampio territorio della Provincia di Foggia, e in particolare nell’area garganica, un consolidamento della strategia della criminalità locale nel coltivare sul proprio territorio le piante di cannabis, potendo contare su un terreno vastissimo coltivabile, vario nella morfologia e nella vegetazione che certamente ne favorisce l’occultamento.
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