Avrebbero speculato sull’emergenza Covid, stipulando con le Asl pugliesi, durante il lockdown del marzo 2020, contratti per forniture centinaia di migliaia di mascherine Ffp2 e Ffp3 con rincari dal 41 al 4.100%. La Procura di Bari ha chiesto il rinvio a giudizio di cinque imprenditori per i reati, a vario titolo contestati, di manovre speculative sul mercato, tentata truffa aggravata e frode in pubbliche forniture. È quanto riporta Repubblica Bari.
Rischiano il processo i rappresentanti di alcune società di Surbo, Ferrara e Bari. L’udienza preliminare inizierà il 20 maggio dinanzi al gup del Tribunale di Bari. Stando alle indagini della Guardia di finanza, coordinate dal procuratore Roberto Rossi, sarebbero stati applicati sovrapprezzi via via crescenti nel corso dei diversi passaggi della filiera commerciale, arrivando a vendere mascherine del valore di poche decine di centesimi fino a oltre 20 euro ciascuna.
Sempre secondo Repubblica Bari, la Guardia di finanza avrebbe accertato, per quanto riguarda la Sterimed, che la società avrebbe stipulato con la Asl di Bari un contratto per la fornitura di 500mila “mascherine e analoghi dispositivi di protezione individuale senza avere la materiale disponibilità dei dispositivi al momento dell’offerta, cosiddetta vendita allo scoperto”, tanto è vero che ne furono consegnate solo 50mila, “con ricarichi sul prezzo via via crescenti nel corso dei diversi passaggi della filiera commerciale, in tal modo imponendo sul mercato un prezzo progressivamente maggiorato e largamente superiore a quello ordinario di vendita praticato prima dell’emergenza, applicando prezzi fuori mercato e ricarichi sino al 41,38%”, “approfittando delle necessità di protezione sanitaria nel tempo di emergenza epidemiologica”.
A Bari rincari sino al 62,5% e un “danno all’ente – scrive la Procura – rappresentato dall’averlo privato dei presidi individuali di protezione, merci di prima necessità a causa dell’emergenza Covid”. Le accuse rivolte ad alcuni degli imprenditori indagati riguardano vicende collegate legate all’acquisto di mascherine dalla Cina pagate 36 centesimi, poi rivendute a circa 6-7 euro. Un ulteriore soprapprezzo del 49% sarebbe stato applicato alle Asl di Bari, Taranto, Lecce, Brindisi e al Policlinico di Foggia, per l’acquisto di circa 38mila mascherine al costo di 18-20 euro cadauna, per oltre 730mila euro complessivi.