“Riposa in pace Jamal. Avevi solo 25 anni e già tanta sofferenza alle spalle. La stessa sofferenza di tutti quelli come te che hanno lasciato il proprio Paese, i propri affetti, i profumi, conosciuti, della propria terra, per cercare di migliorare la propria vita. Darle un futuro dignitoso”. Inizia così il ricordo dei Fratelli della Stazione, associazione foggiana vicina ai senzatetto. Jamal è deceduto sulla Statale 16, investito da un veicolo all’altezza di Carapelle il giorno dell’Epifania.
“Ricordo quando sei entrato in dormitorio – scrive Ruggiero, uno dei rappresentanti dei ‘Fratelli’ -. Gentile, educato. Mai sopra le righe. Una faccia pulita e di una timidezza a volte disarmante. Ti servivo la cena e dicevi grazie. Ti avvicinavo l’acqua e dicevi grazie. Dicevi grazie per ogni cosa al punto che un giorno ti dissi: dillo una volta sola, grazie, e lo facciamo valere per tutta giornata. Non spiccicavi una parola d’italiano. Dicevi di saper parlare spagnolo. Ma forse neanche quello. Però ci capivamo. Eri un bravo ragazzo. Uno di quei tanti bravi ragazzi andati via dal Marocco piuttosto che da altri Paesi dell’Africa dove i sogni sono preclusi. Dove non si muore di fame ma dove la speranza non ha dimora”.
“Ogni sera, dopo la cena – si legge ancora -, insistevi affinché io prendessi una tua sigaretta. Tu che sicuramente non ne avevi abbastanza per te. Mi sei stato simpatico fin dal primo giorno. Volevi trovare un lavoro. Non volevi poltrire e girovagare tutto il giorno come i tanti che hanno rinunciato ai propri sogni. Per scelta o costretti da questo mondo di merda. E proprio la ricerca di un lavoro ti ha fatto percorrere quella statale nei pressi di Carapelle dove i tuoi sogni, le tue speranze e la tua disarmante timidezza, sono stati scaraventati, insieme alla tua vita, sull’asfalto, da uno sconsiderato che non si è nemmeno fermato a prestarti soccorso. Riposa in Pace Jamal. È stato bello conoscerti. Resterai uno dei più tristi ma al contempo bei ricordi di questo mio lavoro al dormitorio. Che il nostro Dio, quello che tu chiami Allah e che io chiamo semplicemente Dio, possa accoglierti nel suo regno. Di Ruggiero“. (In alto, foto di archivio)