Quattro anni di reclusione e interdizione dai pubblici uffici, oltre al risarcimento dei danni e alla rifusione delle spese in favore della parte civile. È la sentenza con la quale il 15 settembre scorso il Giudice dell’Udienza Preliminare del Tribunale di Foggia, Carlo Protano, all’esito delle indagini condotte dalla pm Dominga Petrilli e dai carabinieri di San Severo, ha condannato in abbreviato il ventitreenne Antonio Marchitto, autore del grave atto intimidatorio consumato la notte del 16 febbraio 2019 ai danni dell’avvocato Guido de Rossi, alla cui autovettura dava fuoco in concorso con un minorenne provocandone la distruzione e danneggiando altri autoveicoli, la sede stradale e la facciata dell’edificio condominiale adiacente.
“Una sentenza esemplare – ha commentato Guido de Rossi, già presidente dell’Ordine Forense di Foggia e della Federazione degli Ordini Forensi d’Europa -, la risposta sinergica dello Stato a chi non si piega alle intimidazioni, e che alla cultura del silenzio e dell’omertà strisciante contrappone orgogliosamente la forza del civismo e dell’etica sociale, e che è sempre in prima linea nella battaglia contro la pervasività e l’arroganza della cupola criminale che tiene in scacco la mia città e l’intera comunità di Capitanata, che spara e uccide come e dove vuole, e non si fa scrupolo di colpire a morte anche i bambini. Mi auguro che questa sentenza e la scelta di far sentire nelle aule di Giustizia la voce dell’altra San Severo, quella di chi non cede alla rassegnazione e al torpore civico, segnino un passaggio importante nel processo di ricostituzione di quella coscienza civile di massa che invocava Paolo Borsellino affermando che l’ignavia è contiguità e complicità; ed è l’humus, mi permetto di aggiungere, di cui si nutre quel sistema criminale che non si combatte con i vergognosi ed irritanti proclami mediatico-elettorali degli sciacalli della politica locale. “La mafia uccide, il silenzio pure”, scriveva Peppino Impastato, eroe immenso della lotta alla mafia cui dedico questa pietra di civiltà”.
Esprime soddisfazione il difensore della parte civile, l’avvocato Roberto de Rossi: “Il teorema accusatorio ha trovato ampio riscontro nella pesante condanna inflitta all’imputato, che riflette perfettamente la particolare gravità dei fatti, se si considera che, valutata la riduzione di un terzo derivante dalla scelta del rito abbreviato, è stata applicata una pena di poco inferiore al massimo edittale”.