Sono 7mila 893 le “anomalie” riscontrate dagli ispettori del Nirs regionale nella prima fase della campagna vaccinale anti-Covid e messe nero su bianco in una relazione consegnata prima dell’estate ai vertici della Regione e poi acquisita dalla Procura e dai Nas. Lo riporta Repubblica Bari. Significa che il 4,71 per cento delle persone che hanno ricevuto la dose da inizio gennaio fino a metà febbraio (167mila 583) sono state inserite nelle categorie prioritarie senza averne diritto.
Un’evidenza che – spiega Repubblica – racconta di una prima fase della campagna in cui la corsa al vaccino era sfrenata e che stride con le recenti reticenze di una parte della popolazione. Stando ai dati forniti dall’assessore regionale alla Sanità, Pierluigi Lopalco, “sono 390mila i pugliesi fra i 20 e i 49 anni che ancora non si sono prenotati”. Secondo Lopalco, “nella fascia dei giovani adulti il rischio della pandemia non è stato da molti correttamente percepito”.
Numerosi sarebbero gli “infiltrati” negli hub, quando le somministrazioni erano riservate soltanto al personale degli ospedali e delle Rsa (con relativi ospiti) e alle ditte che lavorano a stretto contatto con le strutture sanitarie. Delle 7mila 893 anomalie riscontrate – si legge -, ben 2mila 814 sono state scoperte in provincia di Bari. Uno dei dati che è saltato maggiormente agli occhi è stato il gran numero di operatori sanitari, che all’epoca sono risultati vaccinati: 134mila 876, un numero evidentemente troppo alto a metà febbraio, considerato che ancora oggi ci sono medici e infermieri che non hanno ricevuto la somministrazione.
Anomali in Rsa: 3mila 544 over 80 definiti come ospiti delle strutture ma che hanno ricevuto il vaccino in un luogo diverso. Oppure i 154 operatori sanitari over 80, sempre legati alle Rsa. O ancora – riporta ancora Repubblica –, le 2mila 861 persone fra i 77 e i 79 anni che non erano ospiti di strutture sanitarie ma sono state vaccinate quando la loro fascia di età non era ancora prevista. In molti casi (700) sono stati riscontrati errori nei codici fiscali, mentre 42mila 345 nomi sono stati definiti “non tracciati”: nel senso che i dati forniti dai punti vaccinali non corrispondevano perfettamente con quelli riscontrati nelle strutture o aziende di appartenenza. Fra i numeri che gli 007 regionali non sono riusciti a spiegarsi c’erano anche 229 persone indicate come “servizi di pubblica utilità”, 557 senza alcuna indicazione, 293 nella categoria “altro”. (fonte Repubblica Bari)