Avviso di conclusione delle indagini preliminari per le persone coinvolte nel caso delle presunte tangenti al Tribunale di Bari. Sotto inchiesta l’ex giudice Giuseppe De Benedictis, l’avvocato barese Giancarlo Chiariello, il figlio Alberto e la sua collaboratrice Marianna Casadibari. Nella lista degli indagati anche Danilo Della Malva detto “U’ meticcio”, collaboratore di giustizia ed ex componente del clan Raduano di Vieste. Completano il quadro i nomi di Roberto Dello Russo, Antonio Ippedico, Michele Pio Gianquitto, Matteo Della Malva, Valeria Gala. Non c’è più tra gli indagati il nome dell’avvocato foggiano, Paolo D’Ambrosio, menzionato inizialmente in quanto tra i difensori di Ippedico. L’avviso di conclusione indagini fa emergere, infatti, che D’Ambrosio non ebbe ruoli nei presunti accordi corruttivi ed è dunque totalmente estraneo alla vicenda.
L’atto giudiziario nei confronti di De Benedictis&co rappresenta solo il primo segmento della maxi inchiesta sulle presunte mazzette concesse all’ex gip per scarcerare membri della malavita di Foggia e Bari. I ben cinque interrogatori dello stesso De Benedictis avrebbero dato luogo ad una serie di atti di indagine anche a Foggia e non si escludono nuovi colpi di scena.
Stando alle carte dell’avviso di conclusione indagini, De Benedictis avrebbe stretto un patto corruttivo con Giancarlo Chiariello e Danilo Della Malva per effetto del quale l’ex giudice avrebbe compiuto un atto contrario ai doveri d’ufficio concedendo la libertà al viestano grazie alla mediazione del legale barese e ricevendo in cambio del denaro. Della Malva fu infatti trasferito dal carcere di Rebibbia ad un’abitazione di Vasto Marina agli arresti domiciliari. De Benedictis avrebbe ricevuto 30mila euro versati in tranche tramite Matteo Della Malva (zio di Danilo) e Valeria Gala, compagna del meticcio. Così facendo, De Benedictis avrebbe agevolato il clan Raduano.
Stesso “sistema” sarebbe stato attuato per la scarcerazione del foggiano Michele Pio Gianquitto, avvocato consulente in materia societaria, arrestato nell’operazione antimafia “Grande Carro” e ritenuto dagli inquirenti vicino alla batteria Sinesi-Francavilla della “Società Foggiana”. Infine, Antonio Ippedico, anche lui foggiano, coinvolto come Gianquitto nel blitz “Grande Carro”, sospettato di essere uno degli organizzatori – in veste di imprenditore agricolo – del sodalizio criminale messo in piedi per truffare l’Unione Europea attraverso un ingegnoso sistema di frodi. (In alto, De Benedictis, Chiariello e Della Malva; sullo sfondo, l’ex gip mentre conta i soldi)