Magistrati antimafia della Dda e componenti della polizia giudiziaria in servizio alla Procura di Bari, nei mesi scorsi, avrebbero segnalato il comportamento sospetto di alcuni avvocati che si sarebbero ripetutamente recati negli uffici per sollecitare pareri affinché le istanze di scarcerazione, presentate in favore di pregiudicati, fossero decise dal giudice Giuseppe De Benedictis durante i suoi turni. Lo riporta Repubblica Bari in un approfondimento dedicato allo scandalo mazzette in Puglia.
Le indagini sono ancora in corso per scovare le “mele marce” e poggerebbero anche sulle rivelazioni di alcuni pentiti, tra questi il pregiudicato di Vieste, Danilo Pietro Della Malva, 35 anni, esponente di spicco del clan Raduano, ma anche vicino al clan dei mattinatesi che in passato gli favorirono un periodo di latitanza. Della Malva avrebbe pagato 30mila euro – come da lui stesso dichiarato in un’intercettazione – al gip De Benedictis per essere scarcerato, grazie all’intermediazione dell’avvocato barese Giancarlo Chiariello. Altro pentito è Domenico Milella, ex braccio destro di Eugenio Palermiti, boss del quartiere Japigia di Bari, che da un anno e mezzo ha riempito migliaia di pagine di verbali.
La data cruciale è stata il 12 febbraio 2020, giorno in cui quattro sostituti della Dda — Ettore Cardinali, Marco D’Agostino, Fabio Buquicchio e Federico Perrone Capano — hanno interrogato Milella, sentendosi dire che “parecchi avvocati di Foggia e di Bari arrivano direttamente al giudice De Benedictis”. Una rivelazione talmente inquietante da richiedere l’intervento nell’interrogatorio anche del coordinatore dell’Antimafia, Francesco Giannella.
A lui e al procuratore dell’epoca Giuseppe Volpe, nei giorni successivi – riporta sempre Repubblica -, i pm hanno inoltrato le segnalazioni relative alle scarcerazioni sospette del clan Parisi, che unite al verbale con le dichiarazioni di Milella hanno formato il primo nucleo del fascicolo inviato a Lecce il 19 febbraio 2020. A marzo dello scorso anno, i pm salentini Roberta Licci e Alessandro Prontera hanno iscritto nel registro degli indagati De Benedictis, Chiariello e altri tre avvocati (tuttora indagati) e nel mese di maggio del procedimento in atto è stato informato il Csm, il Consiglio superiore della magistratura. La primavera è stata un susseguirsi di comunicazioni fra Bari e Lecce, con le interrogazioni nella banca dati interforze e la scoperta che altri due pentiti, già nel 2010 e nel 2012, avevano parlato delle dazioni di denaro fatte da alcuni avvocati a magistrati in servizio a Bari.
A corroborare il quadro, ci sarebbero poi le relazioni di servizio effettuate in primavera da poliziotti e carabinieri applicati alle segreterie di magistrati della Dda. In due, in particolare, si evidenziava la visita fatta da due avvocati nella segreteria del pm Cardinali, con la richiesta di esprimere un parere su due scarcerazioni di tre pregiudicati e depositarlo in giornata affinché le richieste potessero essere evase da De Benedictis che era di turno. Nella relazione del 29 aprile 2020, nello specifico, un assistente della polizia evidenziava che due penalisti — indicati con nome e cognome — si erano presentati in segreteria “in violazione delle disposizioni anti-Covid vigenti per l’accesso agli uffici” e avevano chiesto – conclude Repubblica – “la trasmissione dei pareri del pm sulle scarcerazioni di tre indagati, per farli avere al gip De Benedictis affinché le evadesse il giorno stesso”.