Aggressione omofoba sul lungomare di Manfredonia. Un episodio increscioso avvenuto ieri, 18 maggio. A raccontare l’accaduto è il diretto interessato, il musicista Fabio Trimigno.
“Dopo una giornata faticosa con il mio amato Roberto – esordisce Trimigno -, tra mal di schiena e trasloco in atto per ristrutturare la nostra casa in campagna a Macchia, dopo un caffè preso con la mamma di due amiche, dopo una interessante telefonata con un amico sacerdote, decido di farmi una passeggiata per il lungomare di Manfredonia con il mio Camillo, uno sharpei cinese che puzza di caciotta. Passo da un negozio di abbigliamento per acquistare un papillon e aggiungerlo alla mia collezione, ma l’addetta alla vendita me ne regala due: un gesto gradito e inaspettato, che mi ha fatto tenerezza.
Incontro delle amiche che non vedevo da tempo – prosegue Trimigno –: gli occhi, in questo periodo di pandemia, parlano ancora di più con la mascherina che ti copre ogni espressione, e percepisci nostalgie di abbracci e baci, di calore e odori. Decido di tornare al luogo in cui ho parcheggiato la mia auto, quella che io ho fatto benedire col nome di Priscilla. Per raggiungere la postazione ripercorro il lungomare e costeggio un antico torrione che sostiene Piazzetta Mercato.
In quel momento il mio pensiero va a Roberto, l’uomo che amo da 14 anni. Il mio passo rallenta per prendere il cellulare dalla tasca della giacca e chiamarlo, ma improvvisamente mi arriva dall’alto una bottiglia di birra seguita da risate e versacci omofobi. Ho visto passare quella bottiglia a pochi centimetri dal mio naso, un tiro al bersaglio – sottolinea il musicista -. Alzo la testa e vedo un gruppo di ragazzi con berretti, ma era già troppo buio per poterli identificare. Mi ritrovo col cellulare tra le mani e chiamo la polizia anziché Roberto. Mi arriva la seconda bottiglia, poi la terza e la quarta. Per fortuna sono rimasto illeso dalla scarica di vetro.
Intanto, mi raggiunge la polizia e riesce a calmarmi, e devo dire che sono stati molto cortesi nel raccogliere sia il mio racconto che il mio tremore. Non riesco a guidare e chiamo un’amica mamma per sentire una voce di madre. Poi prima di rientrare a casa a Macchia, passo da una mia carissima amica per scaricare la mia tensione e ritrovare la pace. Mi rimetto in auto e torno a casa pensando alla raccolta differenziata verde: il vetro. Proverei a chiedere a chi è contro il DDL ZAN se in vita sua si è mai sentito un cassonetto della differenziata verde: una immondizia. Così, in una serata di maggio alle ore 20.45 del 2021. Grazie Roberto – conclude Trimigno -, il pensiero di te mi ha salvato”. (In alto, da sinistra, Fabio e Roberto)