Le parole del commissario dei Fratelli d’Italia Galeazzo Bignami sul caso Foggia aprono nuove lotterie per il possibile rientro del sindaco Franco Landella alla guida della sua Giunta di tecnici in attesa del pronunciamento della Commissione d’accesso agli atti che sta verificando la presenza di infiltrazioni mafiose nell’amministrazione e nella tecnostruttura. L’avvocato meloniano, responsabile Legalità del partito a livello nazionale, è stato chiarissimo: l’esperienza amministrativa è chiusa. “Niente fiducia a un altro eventuale Governo Landella”, osservano persone a lui vicinissime. Tuttavia si può dire lo stesso dei tre consiglieri della fiamma rimasti in aula?
Erminia Roberto, già deferita, non volterà le spalle al sindaco. Gino Fusco e Ciccio D’Emilio, stando a quanto dichiarato dall’ex assessore ed ex consigliere Antonio Bove avevano già concordato con loro (Bove e Morese) sia l’eventualità di dimissioni di massa nel famoso pomeriggio del flop notarile sia quelle individuali. Ma sono rimasti sul loro scranno.
Se da un lato Fusco si starebbe mostrando “molto leale e serio”, come dice qualche dirigente dei meloniani, mostrando grande attaccamento al partito e comprendendo, dopo una prima fase contaminata, il senso del dover lasciare ogni incarico, D’Emilio appare sincero nel mostrarsi allineato; tuttavia su di lui “pende” l’ambiguo comportamento sul caso Oronzo Orlando che, citando il gruppo consiliare a suo sostegno, non ha mai ricevuto una effettiva smentita.
L’esperienza Landella sembrerebbe chiusa anche per la Lega, se si dà peso alla nota diramata dal segretario regionale Roberto Marti, ma già il giorno delle dimissioni del sindaco, il leghista Paolino La Torre, divenuto il leader dell’aula, era sicuro ci sarebbero stati i margini per ricucire. Insomma, fino a nuovi arresti, molto temuti da tutti e ventilati in alcuni ambienti, si temporeggia.
Intanto i subentranti e i surroganti sono stati chiamati da più parti. Giorgia Poppa e Antonio Annecchino, che nel frattempo ha rotto con l’amico Landella, reo di averlo tenuto in disparte per 2 anni, sono pronti a far valere i loro numeri e a vendere cara la pelle. Non è detto che si pronuncino a favore del sindaco. Anzi, potrebbero unirsi alle opposizioni quando serve. Anche se non in prima battuta.
Nelle opposizioni, dopo il fallimento del terzo tentativo di dimissioni contestuali, c’è aria di disfatta. La strategia è ormai saltata. Qualcuno tra i civici ha chiamato il vocalist Micky Sepalone – eletto in Forza Italia e decisissimo a gettare la spugna un minuto dopo la surroga con una dichiarazione in aula – per invitarlo a non dimettersi autonomamente, una scelta questa che molti ritengono “inutile” dal punto di vista dell’ostruzionismo politico a Landella, dal momento che scorrendo la lista entrerebbe Ciccio Russo. Contro Landella sarebbe più utile in aula.
Ma qual è oggi lo scacchiere del primo cittadino, supportato dai suoi super assessori tecnici? La sua posizione nei Palazzi, con i cellulari sequestrati, è sospesa. Alcuni rumors raccontano di alcuni tentativi di dialogo con Prefettura e Procura, per ora sfumati.
Ebbene, con la Lega molto ambigua, ma con le posizioni positive di La Torre e Dario Iacovangelo e l’incertezza di Concetta Soragnese e Salvatore De Martino, Landella può contare senza dubbio su Lucio Ventura, neo presidente del Consiglio, sui civici Paolo Citro, Pasquale Rignanese, Amato Negro, Max Di Fonso e Danilo Maffei, su Erminia Roberto, la surrogante Giuseppina Di Brisco, Ciccio Russo e i due nuovi ingressi pur riottosi (Annecchino e Poppa). È cruciale la posizione dei due meloniani, insomma. Andranno diritti verso l’espulsione dal partito, si adegueranno al volere dei vertici o come Orlando strapperanno la pettorina della destra italiana?