Questa mattina il giudice dell’udienza preliminare del Tribunale di Foggia, Carlo Protano, ha rinviato a giudizio le quattro maestre imputate per numerosissimi episodi di maltrattamenti, che sarebbero avvenuti nell’asilo comunale di Carapelle nel periodo tra ottobre 2018 e aprile 2019. Il dibattimento comincerà il 15 giugno 2021 davanti al Giudice Monocratico Accardo, dove le maestra dovranno difendersi da accuse molto pesanti, frutto di una lunga indagine dei Carabinieri di Foggia e della Stazione di Carapelle, che riuscirono a piazzare delle telecamere nascoste nelle aule dell’asilo, riprendendo così sia le immagini e sia gli audio dei comportamenti violenti delle quattro imputate contro i loro piccoli alunni, di età compresa fra i 3 e i 5 anni.
Il giudice ha accolto tutte le richieste della Procura della Repubblica e delle parti civili, confermando soprattutto i pesanti capi di imputazione contro le maestre. Altro dato importante è che il gup ha anche accolto la costituzione di parte civile del Ministero dell’Istruzione contro le sue stesse dipendenti, caso davvero molto raro in questo tipo di processi. Il Ministero quindi sarà presente durante tutta la causa nella duplice veste di responsabile per gli eventuali risarcimenti in favore delle vittime e persona offesa per gli stessi danni causati dalle maestre-imputate (oltre i danni materiali il Ministero lamenta un grave danno all’immagine).
Abbiamo sentito uno dei difensori delle parti civili, che più si è battuto fin dall’inizio di questa vicenda, l’avvocato Michele Sodrio: “Questa decisione rappresenta un passaggio importante – spiega -, ma il processo vero e proprio deve ancora cominciare, per cui non posso esprimere piena soddisfazione. Certo è fondamentale per noi l’avere ottenuto almeno il rinvio a giudizio di queste signore per tutti i numerosissimi episodi di maltrattamenti in danno dei bambini e non solo per una minima parte di questi. Del resto, grazie all’ottimo lavoro dei Carabinieri, le prove a carico sono semplicemente schiaccianti, visto che si tratta di registrazioni audio e video, raccolte proprio all’interno delle aule. La mia maggiore preoccupazione in questo momento riguarda i tempi del processo, perchè la giustizia penale si è quasi completamente fermata. L’emergenza Covid è stata solo la mazzata finale su un sistema già gravemente compromesso. Ora il mio impegno è quello di evitare che tutto finisca con una sentenza di prescrizione. Sarebbe l’ennesima triste sconfitta per l’intero sistema.”