È già spaccatura tra i 4 Popolari Pugliesi, i consiglieri comunali eletti nella coalizione di Franco Landella. Dopo il netto comunicato diramato dalla segreteria provinciale di Rino De Martino, assai poco lusinghiero col sindaco, Tonino Capotosto e Pasquale Rignanese si sarebbero distanziati dalle posizioni più barricate di Danilo Maffei e Max Di Fonso, entrambi possibilisti ad una eventuale nuova iniziativa di dimissioni collettive dal notaio.
Il centrosinistra infatti sta riflettendo sul da farsi. Stavolta Pd e civici (Pasquale Dell’Aquila, Lia Azzarone, Michele Norillo, Francesco De Vito, Annarita Palmieri più Pippo Cavaliere, Rosario Cusmai, Sergio Clemente, Giulio Scapato e Antonio De Sabato) con l’aggiunta del M5S (Giovanni Quarato e Giuseppe Fatigato), potrebbero decidere di andare avanti e di dimettersi sul serio. A loro potrebbero aggiungersi Leo Iaccarino e i due campioni di consenso Maffei e Di Fonso.
Con l’insediamento della Commissione d’accesso per infiltrazioni mafiose in Comune cambia tutto rispetto al primo tentativo di scioglimento. Le loro dimissioni anche in mancanza di numero utile, benché poi rese vane dal subentro degli altri non eletti nelle rispettive liste, sarebbero un forte gesto politico, che potrebbe essere considerato utile anche dalla maggioranza. C’è di più. Secondo alcuni proprio al centrodestra converrebbe oggi dimettersi per far sciogliere anzitempo il Consiglio, prima che intervenga d’imperio il Governo, dopo la verifica della Commissione. In questo modo, gli eletti non solo si allontanerebbero politicamente dal fallimento dei due mandati Landella, ma risulterebbero anche “vergini” agli occhi dell’opinione pubblica per le prossime amministrative dopo il commissariamento. Se giocano d’anticipo, la loro carriera politica potrebbe essere salvaguardata, anche in vista di altri appuntamenti elettorali (Politiche su tutti), lasciando così Landella come unico e cieco capro espiatorio.
Non sono pochi coloro che ci stanno pensando seriamente, a cominciare dal segretario provinciale di Forza Italia, Raffaele Di Mauro. Alcune dimissioni già si sono palesate, come quella della commercialista Anna Maria de Martino dal CdA di Am Service. Anche la ex forzista oggi leghista assessora all’Annona e alle Attività Produttive Sonia Ruscillo starebbe meditando di gettare la spugna della delega dei mercati.
Altri a cui sono state offerte poltrone libere si guardano bene dal nominare dei loro fedelissimi. “In questo momento se nominassi un amico, non gli vorrei bene, lo brucerei”, dice senza mezzi termini un eletto a cui è stata offerta su un piatto d’argento dal primo cittadino la presidenza di Am Service.
Tornando ai Popolari Pugliesi, Capotosto e Rignanese potrebbero lasciare il gruppo costituito e battezzato dal barese Gianni Stea. In queste ore ne stanno discutendo proprio con l’assessore regionale, che è stato assai criticato dalla sua coalizione, con il consigliere regionale e comunale Sergio Clemente che lo ha invitato anche alle dimissioni.
“Abbiamo detto noi non voteremo a sinistra, perché noi non ci spostiamo da destra, siamo stati eletti col centrodestra e rimarremo con Franco Landella. Possiamo stare al centro, ma mai contro Franco Landella. Dobbiamo dare un nuovo presidente al nostro Consiglio, lo dobbiamo alla città. Come gruppo siamo nati per creare qualcosa di buono per la nostra città, è un momento un po’ critico. Non possiamo essere ondivaghi. L’altra volta abbiamo abbandonato l’aula, ma al prossimo consiglio non possiamo più commettere un tale gesto. Lo dobbiamo alla città”, rimarca proprio Capotosto a l’Immediato.
Gruppo diviso quindi. In realtà, secondo alcuni rumors, i due centristi avrebbero detto sì ad alcune offerte “gestionali” del sindaco Landella, in particolare Rignanese.
In casa Lega resta ancora appesa la questione dell’assessore all’Urbanistica Paolino La Torre, che dopo la tragica morte per Covid di Alfonso Fiore, entrerà in Consiglio come primo dei non eletti dei salviniani. Come spiega l’avvocato Giulio Scapato, che da presidente del consiglio pro tempore sta seguendo la questione, La Torre per un momento deve comunque sospendere la sua carica da assessore. Solo una volta attuata la surroga, entrato in aula da consigliere, dovrà scegliere con l’assenso del sindaco Landella, se dimettersi per rimanere assessore.
In questo caso slitterebbe il segretario cittadino Antonio Vigiano, che resta il primo dei non eletti, dal momento che il Tar ancora non si pronuncia sul ricorso fatto da Raimondo Ursitti per il riconteggio delle preferenze. Ebbene proprio questo passaggio appare oggi complesso per La Torre. “Devo ancora decidere se dimettermi”. Del resto con la spada di Damocle della commissione d’accesso che potrebbe sciogliere il Consiglio a fine 2021, a nessuno interessa entrare in una assise siffatta, men che meno a Vigiano. La Torre dunque potrebbe optare per lo scranno da consigliere e giocarsi la presidenza del Consiglio, da outsider.