“Abbiamo scritto una lettera al sindaco e al prefetto di Foggia per esprimere la nostra preoccupazione sulla condizione giovanile nella nostra città, che spesso sfocia in episodi di violenza”. Lo scrivono le realtà associative della città, Ottavia Foggia, Link Foggia, Unione degli Studenti Foggia, sFoggia, Foggia del Cambiamento Scout FG1. Ecco di seguito il testo della missiva.
I riflettori dei media nazionali sono puntati nuovamente sulla nostra città. Il caso di Marco Ferrazzano ha messo in risalto un contesto, il nostro, che, oramai, permetteteci di definire “malato”, sperando di non essere tacciati di essere detrattori della nostra amata Foggia.
16 settembre 2019: scrivevamo di due ragazzini che avevano rubato in una nota libreria foggiana e palesavamo la necessità di affrontare fenomeni di questo genere avviando precise e mirate politiche giovanili.
20 settembre 2019: scrivevamo di una maxi rissa nella nota Piazza Mercato, ci complimentavamo con le Forze dell’Ordine che intervennero prontamente, e sottolineavamo la necessità di creare punti di controllo del centro cittadino idonei a sedare il brutto fenomeno dei motorini che padroneggiano luoghi a loro non adibiti.
22 settembre 2019: in un evento fortemente spinto dall’Amministrazione Comunale, un concerto a Parco San Felice, che accogliemmo anche con entusiasmo, ancora una rissa violenta; ancora proponevamo percorsi sociali di inclusione e sensibilizzazione.
13 ottobre 2019: un gruppo di ragazzini aggredì un signore in un noto bar della città, un’indignazione generale avvolge la città, ne nasce un comitato, anche abbastanza attivo, che vi sforzate di incontrare e col quale iniziate a dialogare, ma poi?
E ancora, tanti fenomeni di violenza, dalla ragazza sfregiata da una sua coetanea alle due ragazzine riprese a piazza Italia qualche giorno fa e il cui video è diventato virale, passando per le solite risse e aggressioni che si sentono periodicamente.
Il fattore comune di tutti questi eventi? L’età di chi li mette in atto o di chi li subisce; giovani, ragazzi, tendenzialmente non superano i 25 anni, di solito non superano i 18.
Crediamo sia arrivato il momento di reagire. Oramai è palese: c’è un’altra EMERGENZA in CITTÀ, l’ennesima di cui farci carico e cercare di non mettere sotto il tappeto a furia di “sono cose che succedono in tutte le città”, si chiama VIOLENZA GIOVANILE.
Una violenza che noi stiamo narrando in termini di microcriminalità, ma che non tarda spesso a sfociare in forme di supporto alle organizzazioni mafiose.
Abbiamo la necessità, in quanto forza giovanili della città, di dire basta, di evitare che un fenomeno di questo tipo diventi aderente ai nostri stili di vita, al punto tale da diventare una normalità.
Questa violenza nasce da tanti fattori, di cui è necessario che si inizi a parlare. Nasce dalla mancanza di prospettive che interessa, purtroppo, tutti i giovani di questa terra. Nasce dalla forte presenza criminale che purtroppo insinua pesantemente le vite e le attività di un gran numero di foggiani. Nasce da molte carenze strutturali che andrebbero colmate con interventi dall’alto, ma che si possono provare almeno a limare anche nel territorio.
Tantissimi ragazzi decidono di lasciare questo territorio, non possiamo permettere a chi rimane, e che ci permettiamo di rappresentare in questa lettera, di essere vittima costante della logica di sopraffazione che regna nei nostri spazi cittadini.
Cosa fare?
Chiediamo che vengano rinforzate le politiche sociali cittadine, troppo deboli, quasi inesistenti, nei confronti di un fenomeno che sembra assumere caratteri dirompenti. Le politiche sociali sono la prima risposta per contrastare fenomeni come questo, ed assicurare a tutti e tutte la parità dei punti di partenza e un futuro più giusto.
Crediamo che il dato sull’abbandono scolastico stia drammaticamente sfuggendo di mano alle Istituzioni, non vediamo neanche l’ombra di modalità di lotta a questo fenomeno né tanto meno alla povertà educativa, salvo attività provenienti dal sedotto e abbandonato terzo settore. Bisogna invece immaginare interventi strutturali, che garantiscano il diritto allo studio di tutte e tutti, senza eccezioni, per costruire una società che dal sapere sia in grado di trarre una crescita morale collettiva. Crediamo, inoltre, che sia necessario garantire una piena integrazione della comunità studentesca, media e universitaria, con la città, mettendo in campo politiche e servizi che aumentino l’accessibilità sia dei luoghi della cultura e del sapere, sia della città stessa.
Chiediamo, o meglio richiediamo, la messa in campo di politiche culturali che destinino i loro fondi ad attività giovanili ed escano da una logica elitaria. La cultura è una delle armi più potenti per diffondere non soltanto una cultura della legalità, ma una vera e propria cultura della giustizia. Per fare ciò si deve incentivare e accompagnare le attività dei giovani, tutti e tutte, e tutte quelle che trasmettono una formazione culturale di qualità, integrandole con il sistema educativo e scolastico.
Chiediamo l’attivazione di processi di sensibilizzazione nelle scuole elementari e medie, volte ad avvicinare, sin dalla tenera età, ai sentimenti di non violenza e antimafia. Non solo in termini di testimonianza, però, né in termini di equiparazione fra la violenza di strada e la criminalità organizzata tout court, come è spesso, purtroppo, accaduto.
Chiediamo il rinforzo dei presidi di sicurezza; quando saremo usciti dalla pandemia, ci auspichiamo di non dover avere a che fare con motorini scorrazzanti nei luoghi affollati o assistere a serate ispirate a più note serie televisive. Questo non perché crediamo che questo fenomeno possa essere sopito con la semplice repressione pubblica o con un appello generico alla “sicurezza”, ma perché ora più che mai serve concepire la sicurezza come un servizio per il cittadino, una garanzia di giustizia e di civiltà, che nel comprimere gli spazi del malaffare e della criminalità organizzata e non apre spazi per la libera crescita della comunità.
Infine, ci teniamo a precisare un aspetto. Il rinforzo dei presidi di sicurezza, a nostro avviso, è un palliativo, una soluzione temporanea, perché, nel frattempo, crediamo che le forze politiche debbano attivarsi e trovare il punto reale del problema: disagio culturale, povertà educativa e abbandono scolastico. Le priorità sono, appunto, quelle che vengono prima. Il dialogo istituzionale è fondamentale, come anche il dialogo fra le istituzioni, la politica e la cittadinanza attiva: occorre che da questo dialogo emergano proposte di futuro.
Non c’è più tempo da perdere.