“Grazie al cielo l’Italia ha ancora uomini come il Presidente Sergio Mattarella e Mario Draghi”. Un post sui social e l’auspicio che si possa finalmente porre le basi “per i prossimi 25 anni del Paese” e risolvere definitivamente la questione meridionale. Il faro resta il Recovery fund, con 210 miliardi di investimenti, ma con un cardine precipuo: “Servono profonde riforme capaci di annientare il mostro della burocrazia, snellire le procedure amministrative che allungano inutilmente i tempi di realizzazione degli investimenti pubblici e privati, riformare la giustizia partendo da quella civile”. Abbiamo raggiunto telefonicamente in assessorato a Bari il vicepresidente della Regione Puglia, Raffaele Piemontese. Ecco la sua visione per la Puglia dopo l’incarico a Mario Draghi.
Assessore, ha esultato dopo la decisione di Mattarella e la fine dei giochi di Palazzo che hanno determinato la chiusura del governo guidato dal premier foggiano. Il suo è un endorsement liberatorio dopo il Conte bis?
Assolutamente no. Ho grande stima del presidente Giuseppe Conte, il suo Governo è stato determinante in una fase delicata del Paese, con una epidemia che ci ha profondamente provati. Ma la decisione del Presidente della Repubblica è stata la migliore possibile dopo l’impasse delle scorse settimane: il suo discorso è stato lucido e compiuto. Il governo di Mario Draghi, che a mio giudizio deve essere un governo politico, è il meglio che si possa avere per pianificare i prossimi 25 anni dell’Italia.
Mario Draghi potrebbe essere come Mario Monti?
C’è un’enorme differenza tra la stagione di Mario Monti e quella che si apre adesso con Draghi. Nel 2011 – parliamo di un’altra era – c’era la necessità di fare quadrare i conti, di fare tagli pesanti per recuperare credibilità internazionale e bloccare il famigerato aumento dello spread arrivato a quota 575. Oggi con Draghi, invece, bisogna spendere e spendere bene le tante risorse straordinarie messe a disposizione dell’Italia dall’Europa, lo spread oggi è sotto i 100 punti.
La metafora bellica non è mai stata più idonea a descrivere il momento: ora siamo nella Ricostruzione. Si attiveranno leve espansive di politica economica. Ma se non risolviamo alcuni problemi atavici, non abbiamo fatto nulla, tutti i progetti saranno inutili.
L’ex presidente della Bce ha già salvato l’Europa e l’Italia, con operazioni – il bazooka del “quantitative easing” – che hanno avuto ripercussioni sulla vita quotidiana dei cittadini. Grazie a quel piano abbiamo avuto tassi ai minimi storici per mutui e migliore accesso al credito per le imprese.
Quali sono gli ostacoli da superare prima di pensare ai progetti di sviluppo?
Faccio un esempio. Ho da poco terminato, qui in Assessorato, una riunione sulla Strada Regionale numero 8: un’arteria importante della Puglia, che parte da Lecce per attraversare i comuni che si affacciano sul mare. Ebbene, questo progetto è partito nel 1991, io avevo 10 anni e frequentavo le elementari. A oggi ancora si devono concludere i lavori del primo lotto. Come si può pensare di cambiare le sorti del Paese con il mostro burocratico che ti chiede di passare dalle forche caudine di autorizzazioni su autorizzazioni, anni di conferenze di servizi e pareri? Abbiamo bisogno di tempi certi. Senza procedure snelle, nessuna ipotesi di sviluppo è credibile. Non servono le solite liste di opere, ma riforme sulle procedure per realizzare quelle opere scritte nei documenti.
Anche le riforme costano e un pezzo di Recovery Fund deve riguardare il meccanismo con cui funziona l’apparato pubblico dell’Italia. Solo così potremo risolvere definitivamente la questione Meridionale. Oggi abbiamo la grande occasione di un governo all’altezza, dovrà esserlo anche il Parlamento…
Una crisi in piena emergenza pandemica è l’emblema della qualità della rappresentanza. Gli ultimi 20 giorni sono uno spaccato disarmante. La scelta di Draghi non rappresenta plasticamente l’ennesimo fallimento della politica e dei partiti?
Da dicembre siamo appesi a una crisi le cui ragioni sono ancora incomprensibili, per noi ma soprattutto per gli italiani. Narcisismi, personalismi e smania di protagonismo sono i fattori deleteri che dovranno essere completamente neutralizzati per il bene pubblico. L’atteggiamento di Matteo Renzi è sintomatico delle patologie di cui soffre una parte del Parlamento. Ora abbiamo bisogno di un governo autorevole e forte, capace di fare le riforme, completare il piano di vaccinazione, dare risposte alle difficoltà economiche – a cominciare dai ristori – e avere una visione compiuta del futuro dell’Italia.
Renzi con il 2% ha “rottamato” Conte grazie al Rosatellum. Qual è il suo giudizio sull’attuale legge elettorale?
La legge Rosato è una follia, fatta malissimo, uno degli errori di quella fase politica anche del mio partito, del Partito Democratico. Il Parlamento dovrà ragionare sulla legge elettorale subito dopo aver dato risposte agli italiani. Bisognerà garantire rappresentatività sui territori e stabilità di governo.
Come può ripartire la politica con “Super Mario” al comando?
Il prestigio internazionale della figura di Draghi è un grande vantaggio per l’Italia, ma potrebbe non bastare. È necessario che Giuseppe Conte sia della partita con un ruolo di primo piano nel nuovo governo. Abbiamo ancora bisogno di lui.
Il PD di Nicola Zingaretti ha mostrato grande responsabilità ed equilibrio in questo momento delicato, guardando più all’interesse del Paese che al protagonismo del nostro partito. Mi auguro che si formi un governo davvero di alto profilo.
Sta dicendo che alcuni ministri non sono stati all’altezza del proprio incarico?
Ne sono convinto. Da avvocato, penso che non si possa affidare un tema così delicato, qual è la riforma complessa della Giustizia, a Bonafede. Allo stesso tempo ritengo che la ministra Azzolina, con gli acquisti dei banchi a rotelle e la gestione della scuola durante l’emergenza COVID-19, abbia dimostrato tutta la sua inadeguatezza al ruolo. Sono convinto che non si possano ricoprire certe posizioni senza alcun tipo di esperienza amministrativa pregressa e preparazione per l’incarico. Al contrario, figure come Speranza e Gualtieri hanno dimostrato di avere le competenze adatte al ruolo.
Sembra però difficile trovare un punto di equilibrio con la balcanizzazione del M5S e le diverse anime che si contrastano su scelte anche strategiche. Abbiamo in casa l’esempio di un M5S che ha sparato a pallettoni contro Michele Emiliano e il PD e, adesso, si ritrova in Giunta regionale accanto a voi.
Michele ha fatto bene ad aprire al M5S. È un percorso che condivido. Più in generale, non possiamo perdere tempo con le loro dinamiche interne: devono chiarire una volta per tutte qual è la loro prospettiva politica. Da questo punto di vista, per me il riferimento resta Conte, perché non possiamo permetterci l’improduttività della dialettica con esponenti accecati dal bieco oltranzismo. Detto questo, vedo buoni margini nell’area che tiene dentro PD, LeU e larga parte M5S.
Per concludere, le Regioni saranno attori determinanti nella programmazione degli investimenti del Recovery fund. È davvero l’ultima chance del Sud per agganciare il resto dell’Italia e l’Europa?
La nostra regione è la locomotiva del Sud. Ha dimostrato di saper crescere a ritmi elevati anche grazie alla capacità di spesa delle risorse europee. Proseguiremo su questa strada. L’auspicio, tuttavia, resta quello di accelerare grazie all’autorevolezza e stabilità del nuovo governo e alla capacità di portare a termine riforme che l’Italia attende da decenni.