“Sono una di queste persone accalcate davanti alla questura di Foggia e vi assicuro che sono ancora esattamente sullo stesso posto rispetto a quando hanno scattato quella foto, quindi da più di 4 ore, immobile, al freddo, senza la possibilità di sedermi o usare i servizi sanitari, cercando di ripararmi come posso e mantenere la distanza da tutti gli altri”. Inizia così la segnalazione di una lettrice, anche lei presente davanti all’ufficio immigrazione di viale Ofanto. Stamattina l’ennesimo assembramento. “Non credo il virus controlli il passaporto prima di infettare qualcuno – scrive a l’Immediato -, però purtroppo tanti lo guardano prima di prendere misure di protezione efficaci per tutti.
Forse il passante che ha scattato la foto oppure chi vi legge non lo sa, tutte queste persone (intanto meritevoli di dignità quanto tale, a prescindere dal virus) sono regolarmente soggiornanti in Italia, versano le tasse allo stato, tanti hanno famiglia, bambini.
Queste ‘persone accalcate’ sono quelle donne che accudiscono gli anziani, sono le mani le raccolgono la verdura che arriva alle tavole di tutta Italia.
Nessuno è accalcato qui per piacere, subiamo il freddo, le condizioni indegne – continua -, le foto indiscrete soltanto perché abbiamo ricevuto una convocazione ufficiale con tanto di data e ora da parte della Polizia di Stato”.
E ancora: “I nostri nomi sono chiamati un po’ alla volta da un addetto che si trova dentro il cancello, con la mascherina e un megafono che distorce i suoni, chiaramente mentre per strada passano macchine, camion, pullman, ambulanze, eccetera. Se c’è assembramento è creato dalla necessità di sentire il proprio nome (spesso pronunciato male), senza nessun tipo di ordine stabilito. Sicuramente la vostra notizia fa effetto visto il momento di pandemia. Ma tutto ciò succede da tantissimi anni, anche dentro i cancelli, non credo le persone debbano essere tutelate solo dal virus, ma sia un diritto universale anche quello di trovarsi in condizioni che tutelano la dignità e la privacy di ogni essere umano, solo allora ci sarà vera integrazione e si potrà parlare di società civilizzate”.