Battute finali per il processo sulla strage di San Marco in Lamis del 9 agosto 2017. Oggi in aula, nella Corte d’Assise di Foggia, il rettore del seminario “Sacro Cuore” di Manfredonia, chiamato come teste dal legale di Giovanni Caterino, 40enne imputato accusato di essere il basista del commando armato che tre anni fa uccise Mario Luciano Romito, Matteo De Palma e i fratelli Luciani.
Il sacerdote doveva rispondere ad una semplice domanda: quanti seminari ci sono a Manfredonia? Il quesito nasce dal tentativo dell’avvocato di Caterino di far cadere i sospetti sul proprio assistito riguardo all’agguato del 18 febbraio 2018 nella città del golfo. La mattina di quel giorno, Caterino sarebbe scampato ad un tentato omicidio, ordito dal clan Lombardi-Ricucci-La Torre con il supporto dei foggiani Moretti. Per quel fatto di cronaca è sotto processo Massimo Perdonò, elemento di spicco della “Società Foggiana”. Durante l’attività investigativa e i servizi di pedinamento, sarebbe spuntato un seminario, situato ben lontano dal quartiere Monticchio, dove abita Caterino e dove ci sarebbe stato l’agguato. Il rettore ha confermato l’esistenza di due seminari, uno in pieno centro (il “Sacro Cuore”) e l’altro a Siponto (la casa degli Scalabrini).
Per il legale di Caterino, il suo assistito non fu bersaglio del clan rivale. Ma le carte dell’inchiesta raccontano ben altro: lo stesso imputato, in alcune conversazioni intercettate, arrivò persino a vantarsi per essere riuscito a sfuggire all’agguato. Non solo, Caterino, appartenente al clan Li Bergolis-Miucci, aveva la seria intenzione di vendicarsi ma venne persuaso dai suoi capi a lasciar perdere.
L’udienza transitoria di oggi, è solo il preludio al finale del processo. Il prossimo 30 novembre sono previste le discussioni che dovrebbero concentrarsi in un solo giorno. C’è attesa per l’intervento della pm della DDA, Luciana Silvestris che dovrebbe riferire per almeno due ore. Le parti civili, invece, depositeranno conclusioni scritte. Infine, l’avvocato dell’imputato, che spingerà sulla tesi del processo puramente indiziario. Dopo le eventuali repliche ci sarà la sentenza, entro Natale. (In alto, l’avvocato difensore dinanzi alla cella dell’imputato nella Corte d’Assise di Foggia)