Regionali 2020, i destini (e i malumori) dei candidati leghisti dopo l’arrivo di Landella. Le mosse di Miranda e Trombetta per arginare Splendido

“Perché il sindaco dovrebbe favorire proprio colui che ha sbarrato l’ingresso in lista a sua cognata? Se si consegna totalmente al partito reggente perde ogni autonomia futura”, dice un maggiorente

C’è molto malcontento negli ambienti leghisti di Capitanata tra coloro che non sono schierati con il candidato del partito, ossia l’avvocato Joseph Splendido, sostenuto dalla segreteria provinciale, dai circoli in giro per la provincia, dall’europarlamentare Massimo Casanova e dal potente vicesegretario regionale Raimondo Ursitti.

Stando alla vulgata comune, confermata alla nostra testata web senza misteri anche dai vari consiglieri che hanno seguito il sindaco Franco Landella nel suo ancora incomprensibile passaggio in Lega (Dario Iacovangelo, Pasquale Rignanese e Consalvo Di Pasqua), il partito avrebbe chiesto loro di allinearsi alla condotta comune: voto sul simbolo con su scritto Splendido. Sulla croce al candidato presidente del centrodestra Raffaele Fitto non c’è certezza, sebbene il voto disgiunto potrebbe essere una macchia difficile da depennare nel loro curriculum.

“Può un partito scegliere un candidato rispetto ad un altro e fare pressioni sulla scelta individuale dei suoi referenti?”, è questo quello che si chiedono i sostenitori di chi come l’avvocato rotariano ex presidente del Consiglio, Luigi Miranda per la Lega ha anche disputato le Primarie, non candidandosi alle scorse comunali e lasciando da parte ogni screzio postumo con Landella, che ha sostenuto lealmente.

C’è da dire che anche Splendido ha fatto la sua “anticamera” nel partito, dopo aver portato in Puglia il risultato più alto, da capolista alla Camera, alla Lega nelle Politiche del 2018, quando il partito al Sud era ancora piccolo (il 6% e rotti) e non aveva il vento in poppa che poi avrebbe avuto con Salvini Ministro dell’Interno alle elezioni Europee. Per un colpo di fortuna decimale alla Camera finì Tateo, poi il nazionale gli preferì Nuccio Altieri all’Invimit, infine fece un passo indietro anche alle Europee. E non si candidò neppure alle Provinciali di secondo livello, appoggiando Ursitti, così come alle comunali dove preferì aiutare tutta la squadra leghista. Insomma adesso, per certi versi, la Regione per lui è quasi una casella dovuta.

Andando a vedere i numeri però notiamo che la Lega di oggi non è quella del recente passato, perché tanti sono stati allontanati, epurati insieme al loro leader Andrea Caroppo o hanno scelto nuove strade, stanchi del copione sempre uguale del Capitano e di un partito troppo rigido nel suo organigramma deciso nelle cene a Bosco Isola.

A cominciare da Alfonso Fiore, che entrò per primo insieme a Splendido e Antonio Vigiano in quel dicembre 2017 in Sala Fedora con Salvini a presentare il libro su Pinuccio Tatarella insieme al nipote Fabrizio, quando l’avvocato barese e cerignolano era ancora ideologo del partito di Alberto da Giussano al Sud. Oggi Fiore, 828 voti alle scorse amministrative, corre col Pumo e ci tiene a far sapere che tanta destra dei Reali Siti e non solo sta dalla sua parte. Un esempio per tutti l’ex sindaco ortese Peppino Moscarella, che ha abbandonato Antonio Giannatempo da qualche settimana.

Fiore e Moscarella
Al centro, Moscarella; a destra, Fiore

Sia Fiore sia il primo degli eletti Max Di Fonso non sono più in Lega così come altri soggetti che componevano la lista delle amministrative. Da Clelia Agnelli (in supporto oggi a Vincenzo Riontino) alla dottoressa e pasionaria Roberta Apicella fino alla signora delle mozzarelle Liliana Iadarola, l’avvocato che ha aperto comitati per Bruno Longo, candidato con i meloniani.

Quel mondo di destra che si riferisce alla ex Alleanza Nazionale dopo aver avuto degli abbagli leghisti, oggi sta su un altro carro.

Alle Europee la Lega in Capitanata prese 74.786 pari al 28,8%.In quel dato però c’era anche l’exploit di Apricena che aveva portato a Salvini la percentuale bulgara del 71%.

1779 furono i voti tributati a Foggia per il candidato Massimo Casanova, che ne ottenne in provincia 8600, ma dentro c’era un sostegno largo che oggi è frammentato in tanti candidati consiglieri, non soltanto della Lega. Anzi, forse più esterni. Da Paolo Dell’Erba a Leo Di Gioia fino ad Annamaria Fallucchi.

C’è speranza quindi per gli altri candidati leghisti alle regionali? O Splendido ha già vinto?

Secondo più di un osservatore la partita è ancora aperta se Franco Landella non tirerà troppo la volata all’avvocato dalle origini francesi, che ha dalla sua, compatti a Foggia, oltre ad Ursitti, il segretario cittadino Antonio Vigiano, l’assessora Raffaella Vacca e suo marito Antonio Tricarico, l’assessore Paolino La Torre, la dirigente Maria Morelli, il salviniano della primissima ora Silvano Contini e molti altri militanti. Negli ambienti amministrativi è scontato che il sindaco non sposterà un voto su Miranda (sostenuto dai due vecchi consiglieri leghisti De Martino e Soragnese), suo acerrimo nemico da sempre sin dai tempi del compianto king maker Massimino Di Donna, ma potrebbe anche distribuire il suo consenso su altri competitors. C’è chi ipotizza che possa far votare per Camilla Tavaglione, figlia dell’amico sindaco peschiciano Franco. Altri ritengono possibile che sposti un po’ di voto anche sull’amministrativista Marco Trombetta, genero della gens Masiello di Iposea.

“Perché il sindaco dovrebbe favorire proprio colui che ha sbarrato l’ingresso in lista a sua cognata? Se si consegna totalmente al partito reggente perde ogni autonomia futura. E per cosa per una promessa aleatoria di candidatura? Spero che non sia tanto confuso dal farlo, anche se lo vedo, come un pugile, fin troppo suonato”, dice a denti stretti un maggiorente, che sta cercando di agganciarlo.

Il 21 settembre in serata si saprà cosa avrà deciso Landella.