È il giorno del capo dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, Bernardo Petralia, atteso a Foggia per incontrare il prefetto Raffaele Grassi e i rappresentanti delle forze dell’ordine. Previsto un esame della situazione alla luce dell’arresto di Cristoforo Aghilar, ultimo dei 72 evasi dal carcere di Foggia lo scorso 9 marzo. Petralia, a capo del Dap dal maggio scorso, giunge nel capoluogo dauno per constatare con i propri occhi la situazione nella quale versa il sistema carcerario locale, da anni fiaccato dal sovraffollamento e dalla mancanza di agenti di polizia penitenziaria. Una situazione leggermente migliorata proprio in questi mesi, “grazie” al trasferimento dei detenuti evasi e poi catturati dopo la folle fuga del 9 marzo.
“Tutti quanti abbiamo ancora negli occhi la foto di decine di detenuti che aggrappati alle inferriate dell’ingresso del carcere, cercavano di scappare da ogni parte – scrive il segretario nazionale del Sappe, Federico Pilagatti -. Come pure le immagini dei video girati dagli abitanti della zona di via casermette che, atterriti da quello che stava accadendo, filmavano le decine di detenuti che uscivano dal carcere come se fosse una passeggiata. Immagini che hanno fatto il giro del mondo, etichettando l’Italia non come una nazione civile e democratica ma come una repubblica delle banane. Un’evasione di massa di 72 detenuti (ufficiali) ma di oltre cento considerato quelli che appena usciti sono stati riportati dentro dagli agenti”.
“L’altro giorno l’ultimo dei fuggitivi, il pericoloso Aghilar, è stato riaccompagnato nel penitenziario. In una nazione seria, il ministro della giustizia, il capo del Dap, e tutta l’amministrazione penitenziaria sarebbero subito accorsi a Foggia, per cercare i responsabili di un evento tanto grave quanto inimmaginabile.
Invece nulla, nessuno ha avuto il coraggio di venire a Foggia a metterci la faccia a partire dal ministro Bonafede e da Basentini (ormai ex capo del Dap), forse perché avevano la coscienza sporca poiché quanto accaduto era stato da tempo denunciato dal Sappe, sindacato autonomo polizia penitenziaria”.
Il sindacato ritiene che occorrano “uomini, risorse e mezzi” e chiede più considerazione per la realtà foggiana. “Se il 9 marzo non ci fossero stati il coraggio, l’abnegazione, la professionalità dei poliziotti che nonostante la forte carenza organica, hanno vissuto momenti molto delicati, mantenendo la calma per evitare situazioni ancora più drammatiche, il bilancio sarebbe stato ancora più devastante”.
“Vogliamo sperare – continuano i sindacalisti – che l’arrivo del capo del Dap Petralia e del suo vice Tartaglia possano, seppur in minima parte, risarcire i poliziotti di Foggia costretti a sacrifici indicibili determinati dal Covid-19 e dalla più grande evasione di massa mai avvenuta in un paese civile. Ci aspettiamo dai vertici del DAP che dopo aver visto le condizioni del penitenziario, provvedano con immediatezza ad inviare nel carcere foggiano almeno 50 uomini per ripristinare i livelli minimi di sicurezza che, sono stati completamente spazzati via nei giorni dell’evasione. Se invece verranno a Foggia solo per passerelle, si ricordino che il Sappe non darà tregua a nessuno, e continuerà a denunciare”.