L’appello della consigliera di staff di Michele Emiliano, Titti Caterina de Simone a favore della candidatura dell’ex eurodeputata dem Elena Gentile ha fatto scuola e presto potrebbe esserne lanciato un altro, questa volta di segno diverso, targato Forza Italia.
La donna da salvare in questo caso è Michaela Di Donna, nel 2015 prima dei non eletti in Forza Italia al consiglio regionale, battagliera e pasionaria all’uninominale camerale nel 2018 e sconfitta solo da una capolistatura calata dall’alto per la sconosciuta molisana Annaelsa Tartaglione e dal vento inarrestabile dei 5 Stelle e del loro cappotto giallo, che portò alla Camera la giovanissima Rosa Menga.
Gli azzurri in queste ore stanno concependo un documento, allargato a tutti i territori della provincia, nel quale si mettono in fila le qualità della cognata del sindaco Landella.
Nonostante tutti gli uomini, vecchi (Giandiego Gatta e Costanzo Di Iorio) e nuovi (Napy Cera) e rientrati (Leo Di Gioia), neghino di aver dato dei niet alla candidatura di Di Donna, esiste tuttavia nel partito berlusconiano, dopo le varie peregrinazioni finite con un nulla di fatto di Landella in cerca di una collocazione più certa per la dirigente, prima in Fratelli d’Italia e poi nella Lega, un certo malumore nell’accettare supinamente la candidatura della donna foggiana. Giandiego Gatta così come Leo Di Gioia a l’Immediato negano di aver posto veti su Di Donna.
L’avvocato sipontino risponde in maniera chiara alla domanda: teme che con la doppia preferenza una come Michaela Di Donna possa insinuarsi tra i suoi elettori proponendo anche il suo nome? “Non ho paura di nessuno. Di nessuno. Mi congratulo con la fantasia che noto in giro”, ribatte.
C’è però il tema del sindaco di Foggia. Il vero ostacolo per l’azzurra è rappresentato dal ruolo futuro e potenziale della famiglia Landella-Di Donna, rimasta sì senza il compianto e abilissimo king maker Massimino Di Donna, ma ancora capace di dare le carte in un territorio vasto. I due grossi partiti della coalizione, Lega e Fratelli d’Italia, hanno preferito sbarrare le porte, pur sapendo che una come Michaela avrebbe fatto fare un balzo in avanti netto alla lista, per il timore di consegnare l’organizzazione partitica meloniana e/o salviniana all’uomo forte del centrodestra di Capitanata e non solo. Non a caso Landella è l’unico sindaco di centrodestra di un capoluogo pugliese. Stando ai rumors i maggiorenti della coalizione avrebbero chiesto a Fitto di ridimensionare proprio Landella, che con la elezione della cognata diverrebbe troppo influente. E avrebbe subito un posto a Roma nelle prossime politiche.
“Può il centrodestra fare a meno di Michaela Di Donna e dei voti dell’amministrazione di Foggia? È questa la domanda che devono porsi Fitto e gli altri. Il centrodestra non può usare due pesi e due misure per profili differenti. Non può aprirsi ai vendoliani e chiudersi con chi ha sempre lavorato per la nostra bandiera. Fitto deve tutelarla e sostenerla”, è questo il messaggio degli azzurri che sarà tradotto in politichese nel documento, facendo riferimento a Di Gioia, ma anche alla candidata del pumo Annamaria Fallucchi, considerata da molti troppo supportata da Fitto, in virtù della loro antica amicizia, ma per molto tempo vicina agli ex emilianisti civici insieme al marito Fabio Porreca, ultime amministrative foggiane incluse.
Chi firmerà? Il capogruppo Consalvo Di Pasqua e con lui il segretario provinciale Raffaele Di Mauro. Nel mezzo tante firme di Foggia e non solo: da Sonia Ruscillo (candidata in ticket alle scorse elezioni amministrative insieme a Bruno Longo oggi in forza a FdI e acerrimo nemico del sindaco su più fronti) a Dario Iacovangelo, passando per Pasquale Rignanese, Anna Paola Giuliani, Francesco Morese, Antonio Bove, Sergio Cangelli, Zuccaro di San Nicandro, Fabio Valerio di Lucera, Rosa Caposiena di San Severo e molti altri azzurri sparsi per la provincia.
Non è escluso che stia dalla parte di Di Donna anche Leo Iaccarino, pronto a votarla dopo un nuovo patto amministrativo.
In casa Landella-Di Donna sono sereni, come raccontano gli amici. “A queste elezioni ci sarà una bassissima affluenza, il 35% sarebbe già un miracolo. Saranno come le Primarie: vince chi porta a votare la gente”, spiegano con sicurezza.