Tante le reazioni sulla mancata approvazione questa notte della doppia preferenza di genere in consiglio regionale. Da parte di uomini e donne.
È composita l’analisi di Michaela Di Donna, che ormai resterà ben salda nel suo partito Forza Italia, divenuto in poco tempo la lista più competitiva del centrodestra di Fitto.
Di Donna parla di “uomini che odiano le donne”. “Mi imbarazza sentir parlare di noi come di una categoria da tutelare, come se fossimo dei panda della politica, mi fa rabbia ascoltare, come è successo ieri, le parole usate durante l’assise regionale da uomini, che dovrebbero rappresentare la nostra terra di Puglia e i suoi cittadini, pronti a votare la doppia preferenza solo se la si possa usare in tandem con loro per ottenere qualche voto in più ma spaventati, invece, dal dover essere costretti a candidare donne con cui misurarsi concretamente”, spiega.
“Non siamo una quota da introdurre e neanche una potenziale preferenza doppia. Siamo come voi e, alcune volte, anche meglio di voi. Siamo credibili e convincenti perché siamo pragmatiche. Siamo capaci di gestire una famiglia così come un’azienda, possiamo organizzare una cena così come siamo brave ad organizzare un grande evento, siamo la fiamma del focolaio domestico così come siamo leader di un partito o leader di un governo. Siamo donne orgogliose di essere tali e non abbiamo bisogno di una doppia preferenza per essere votate ma solo della possibilità di scendere in campo per poter essere scelte. La questione non è di genere ma di merito perché ci sono tante donne che meritano di avere l’opportunità di affrontare la sfida di cambiare e migliorare la nostra terra, orfana di una politica attenta e concreta”.
“State sereni perché fuori da quel palazzo ci sono tante donne che da sole sono riuscite a farsi strada per le proprie capacità senza bisogno di avere qualcuno a spianarle la strada. Ieri avete dovuto calare la maschera e vi siete mostrati nudi abbandonando l’aula”.
È critica col centrosinistra anche la fittiana Annamaria Fallucchi candidata nella lista del pumo.
“Non sono bastati cinque anni alla politica pugliese per approvare una norma sulla parità di genere e adeguarsi ai principi costituzionali e alle disposizioni di legge volte a garantire l’equilibrio nella rappresentanza tra donne e uomini nei Consigli regionali”. Queste le sue parole.
“Una responsabilità che ricade – questo è indubbio – innanzitutto sul Governo Emiliano e sulla sua maggioranza, che, pur avendo tempo e numeri sufficienti, ha di fatto rinunciato, unica regione in Italia, ad un’importante conquista di civiltà. Gran parte della classe politica pugliese, composta, guarda caso, quasi esclusivamente da uomini, avrà certamente tirato un sospiro di sollievo. Ma noi donne sapremo conquistare lo spazio che meritiamo e condurremo la nostra campagna con energia, determinazione ed entusiasmano moltiplicati.”
La sangiovannese Nunzia Canistro candidata coi Fratelli d’Italia pone l’accento sulla iniquità della legge. Lancia una provocazione: doppia preferenza, dice, ma perché non dare due voti a due donne?
L’ex sindaco di Manfredonia Angelo Riccardi ormai sempre più lontano dal centrosinistra accusa la maggioranza Emiliano per il suo nulla di fatto e recupera l’immagine delle streghe.
“C’era un tempo in cui le donne facevano così paura da essere paragonate a streghe a cui dare la caccia. Sembravano tempi lontani, ma non è così. Oggi le donne fanno ancora paura, non sono definite streghe e vengono adulate con false promesse di una parità politica che a quanto pare nel nostro Sud stenta a decollare. Indecente il siparietto che si è consumato ieri nell’aula consigliare della Regione Puglia, dove i maschietti, nonostante i proclami dei giorni precedenti, hanno evidentemente avuto paura di far strada alle donne. Ma durante l’assise istituzionale si è consumata una battaglia vergognosa, perché la vigliaccheria del cosiddetto sesso forte ha addirittura fatto saltare il numero legale affinché la seduta potesse svolgersi”.