Prosegue a ritmi serrati il processo a Matteo Lombardi. Il 50enne macchiaiolo, alias “A’ Carpnese”, vertice del clan omonimo, è accusato dell’omicidio di Giuseppe Silvestri detto “l’Apicanese”, avvenuto all’alba del 21 marzo 2017 a Monte Sant’Angelo. Alla sbarra anche Antonio Zino, accusato di favoreggiamento. Oggi in Corte d’Assise a Foggia il teste Pasquale Murgo, 44enne di Manfredonia, residente in Lombardia. L’uomo ha confermato l’acquisto di una Fiat Panda effettuato da Lombardi tra il 21 e il 22 marzo ad un’asta di auto a Lodi.
Secondo i magistrati antimafia (pm Ettore Cardinali), Lombardi e Zino si sarebbero recati al Nord, subito dopo l’omicidio, al fine di procurarsi un alibi. D’altro parere gli avvocati difensori che spingono sull’innocenza dei propri assistiti.
Oggi in aula anche un brigadiere dei carabinieri, sentito in merito al ritrovamento della Toyota Rav 4 che i killer avrebbero utilizzato quella mattina per uccidere Silvestri. L’auto, immortalata dalla videosorveglianza tra le viuzze di Monte, fu ritrovata bruciata nelle campagne di Cagnano Varano quasi 24 ore dopo l’agguato mafioso. Il militare ha confermato che il veicolo era pressoché irriconoscibile e non fu subito correlato all’omicidio.
La Corte ha infine acquisito la testimonianza resa dalla moglie di Silvestri all’ex pm della DDA di Bari, Giuseppe Gatti. La donna riferì informazioni in merito alle abitudini del marito che era solito lasciare la propria abitazione per recarsi al lavoro (faceva l’allevatore) intorno alle 4 del mattino ma quel giorno sarebbe uscito in notevole ritardo. L’omicidio risale alle 4:45 mentre la vittima percorreva la strada panoramica di Monte Sant’Angelo.
Prossima udienza il 13 luglio quando sarà sentito anche il perito della difesa, la dottoressa Torricelli (la stessa del processo Meredith) che relazionerà sulle tracce di DNA di Lombardi rinvenute sulle cartucce. La partita si gioca soprattutto su questa vicenda. La sentenza, inizialmente prevista in estate, dovrebbe slittare a settembre.