“L’imprenditore è venuto da noi a denunciare un fatto molto grave. Aveva subito il danneggiamento in un suo terreno. Qualcuno gli aveva reciso 400 piante di vite. Poi, pochi giorni prima della denuncia, altre 300 piante danneggiate in un altro suo terreno, sempre a Cerignola”. Inizia così la ricostruzione dei carabinieri dell’operazione che ha portato all’arresto di quattro estorsori della città ofantina. Vittima un imprenditore agricolo al quale avevano chiesto 50mila euro in cambio di protezione. Telefonate anonime e minacce denunciate prontamente ai militari. Nelle scorse ore sono scattati gli arresti disposti dalla Procura di Foggia. Mentre gli indagati venivano portati via, alcuni cittadini hanno anche applaudito dai balconi.
Manette ai polsi per Paolo Dicanosa, classe’61, suo figlio Vincenzo classe ’87, Vito Erinnio, classe ’74 e Benito Masciaveo classe ’75.
All’imprenditore dicevano che gli avrebbero fatto cadere i tendoni dell’uva. “Tu sai a chi devi rivolgerti”, era la frase. “Ma lui si è rivolto a noi denunciando tutto – ha detto il comandante Guerra della Compagnia di Cerignola -. Abbiamo monitorato una serie di telefonate sempre più insistenti con la richiesta continua dei 50mila euro”.
“La vittima ha diligentemente denunciato ogni telefonata. Facendoci guadagnare tempo e identificare il malvivente tramite la voce”. Il telefonista era sempre lo stesso ed è stato individuato confrontando il suo timbro vocale con quello delle intercettazioni. I malviventi, infatti, erano in continuo contatto per organizzare l’attività estorsiva ma le loro conversazioni erano captate dai militari. I cerignolani utilizzavano telefoni intestati a utenze straniere, fattore che ha complicato le indagini.
Avevano chiesto anche un acconto di 25mila euro. “Non devi fare casini”, la frase usata per minacciare l’imprenditore. Poi, il 24 ottobre scorso, dopo l’ennesima telefonata, gli estorsori diedero l’ultimatum. “Prepara un sacchetto trasparente con il denaro contante”, con indicazioni sul luogo della consegna, cambiato più e più volte improvvisamente.
Alla fine la vittima ha lasciato le banconote, fotocopie dei soldi veri, in un posto preciso a Margherita di Savoia, località Canna Fresca. Dopo ore, si è avvicinata una Ford Mondeo con due persone, il conducente è sceso a recuperare il sacchetto ma i carabinieri sono subito intervenuti. Ne è nata una colluttazione (10 giorni di prognosi per il militare aggredito), poi i malviventi sono scappati scatenando un inseguimento durante il quale la gazzella dell’Arma è stata speronata violentemente. Tra le campagne di Margherita, i banditi si sono infine dileguati favoriti dal buio. Rimasero irreperibili per giorni tanto da far preoccupare i parenti per il mancato rientro.
I quattro sono stati comunque arrestati dopo indagini serrate ed ora sono accusati, a vario titolo, di estorsione aggravata in concorso, resistenza a pubblico ufficiale e lesioni aggravate.
I cerignolani arrestati erano già noti alle forze dell’ordine, due di essi con precedenti specifici, gli altri già beccati in passato per droga e reati predatori. Il più anziano della banda è stato anche sorvegliato speciale ma al momento si escludono legami con la criminalità organizzata. Uno dei quattro faceva il guardiano abusivo nella zona della vittima e, dopo i fatti di Margherita di Savoia, avvicinò il fratello dell’imprenditore taglieggiato mentre quest’ultimo impugnava forbici da lavoro. “Tienile strette quelle forbici perché potrebbero servirti”.
I quattro avevano ruoli ben definiti, uno era il telefonista, altri due deputati alla riscossione dei soldi a Margherita di Savoia, il più anziano, classe ’61, aveva invece partecipato alle fasi preparatorie dell’estorsione. L’uomo si era anche preoccupato di contattare la figlia per chiederle di nascondere i telefoni del figlio per evitare che i carabinieri li trovassero. Il figlio del 59enne era infatti uno dei due uomini protagonisti dell’inseguimento tra le campagne di Margherita.