A Foggia, la squadra mobile ha eseguito a carico di Giuseppe Lagatta, classe ’97, l’ordinanza impositiva della misura cautelare della custodia in carcere, emessa dal GIP presso il Tribunale di Foggia, su richiesta della locale Procura della Repubblica, in quanto gravemente indiziato del delitto di maltrattamenti posto in essere ai danni della sua convivente che peraltro si trova in stato di gravidanza.
L’indagine, coordinata dalla Procura della Repubblica di Foggia, ha preso avvio a seguito delle lesioni diagnosticate alla donna da parte dei sanitari del Pronto Soccorso degli Ospedali Riuniti di Foggia. La donna, infatti, lo scorso 7 agosto si era presentata presso il nosocomio lamentando di essere stata percossa da uno sconosciuto mentre faceva rientro a casa, precisamente nei pressi del parcheggio Zuretti sito in Corso Roma. Stante la gravità delle lesioni riscontrate e la condizione psicologica della donna, gli investigatori, in applicazione della recente normativa sul “Codice Rosso”, si sono attivati tempestivamente, acquisendo le immagini registrate da impianti di video-sorveglianza presenti nella zona teatro dell’evento delittuoso, nonché escutendo a sommarie informazioni la stessa parte offesa, i suoi familiari ed alcune persone informate sui fatti. Sin da subito, però, sono emersi dubbi sulla dinamica dell’aggressione riferita dalla donna.
Peraltro, ulteriori accertamenti hanno appurato l’esistenza di plurimi pregressi accessi al pronto soccorso da parte della stessa, tutti concernenti traumi o lesioni riportati dalla donna e sempre attribuiti ad eventi accidentali. Difatti, il 30 ottobre 2018 la giovane ragazza si era presentata all’ospedale di Foggia dove le era stata diagnosticata la lussazione della spalla per una caduta accidentale riferita. Ad aprile scorso, storia analoga, lesioni a seguito di una dichiarata caduta dal motorino. A fine maggio scorso un’altra “caduta accidentale”, questa volta “il pavimento” le aveva spaccato il naso. Tuttavia, nonostante l’assenza di riscontri a sostegno dell’aggressione riferita dalla donna e l’evidenza di elementi sintomatici dell’esistenza di un rapporto conflittuale con il suo compagno, la vittima si rifiutava categoricamente di denunciare i maltrattamenti subiti, continuando a riferire agli investigatori la versione di comodo fornita in prima battuta ai sanitari dei Riuniti di Foggia.
Alla luce di tali elementi, quindi, d’intesa con la Procura della Repubblica, da sempre particolarmente sensibile a questa tematica, è stata avviata attività tecnica che ha permesso di confermare definitivamente che la versione della donna era volta esclusivamente a coprire Lagatta, reale responsabile di quell’aggressione. In poco tempo, quindi, gli indizi a carico del compagno sono stati via via corroborati dalle confidenze della vittima alle amiche. È emerso lo stato di prostrazione psicologica della donna che in più occasioni si è interrogata sul motivo di quell’aggressività con cui era costretta a convivere, oltre ad alcune litigate furiose in cui veniva augurata la morte a lei e persino al bimbo che porta in grembo.
Alla luce di tali evidenze, quindi, il pm Infante ha chiesto la misura cautelare più grave, ossia quella in carcere, che tempestivamente è stata accolta e deliberata dal G.I.P. presso il ‘tribunale di Foggia.
Lagattaè stato rintracciato presso la sua abitazione dagli investigatori del “Gruppo Falchi” della squadra Mobile di foggia e, dopo le formalità di rito, condotto presso la Casa Circondariale di Foggia.