“Il tuo dare la vita è stato un gesto di luce. Questa luce si irradi sul Paese e sulle forze dell’ordine e su di voi Luigi, Lucia, Stefania e squarci il buio con la scintilla della speranza”. Commozione infinita ai funerali di Stato del maresciallo Vincenzo Di Gennaro, presenziati dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte, il presidente della Camera Roberto Fico, i Ministri Trenta e Lezzi, l’ex procuratore antimafia Franco Roberti e tutte le istituzioni civili e militari della provincia di Foggia.
Il celebrante amico del maresciallo Santo Marcianò, arcivescovo in Calabria, ha avuto parole di grande dolore e speranza per Vincenzo, paragonando la sua vicenda al Giovedì Santo, al tradimento di Cristo e alla scena dell’ultima cena.
“È l’ora del pianto, del silenzio, del buio. Gesù è turbato fin dal profondo dell’anima. Con gli apostoli il maestro aveva lavato loro i piedi ma nessuno aveva capito. Gesù aveva rivelato il dono di sé per amore. Con un gesto di servizio, nel quale Satana entra. La morte arriva in un giorno che non sembra il più pericoloso del solito, ma in un giorno di tradimento. Così per Vincenzo. Lui faceva sentire accolti tutti, dalla vecchietta allo straniero fino al giovane collega. Per ciascuno Vincenzo aveva un posto nella sua giornata e nel suo cuore. Ma è stato tradito da un uomo che stava per salvare, è stato tradito da una quotidianità inquinata, come è tradita la realtà triste del nostro mezzogiorno d’Italia da promesse sempre tradite di sviluppo, da una giustizia soppiantata dalla criminalità. Tradita dalla corruzione di alcuni suoi figli, come Giuda per smanie di denaro e di potere”.
“Vincenzo è stato capace di dare la sua vita per l’amore dell’uomo e della vita umana a cui tu Luigi e la sua mamma lo avete saputo educare”, ha detto il sacerdote rivolto al padre della vittima.
Il sogno delle nozze con Stefania, un desiderio infranto. Ma ha detto il celebrante: “L’amore è più forte della morte. La morte sembra aver vinto quella sera come con Giuda. Il Signore era inerme come Vincenzo con i colpi che gli sono caduti addosso sotto una violenza inspiegabile. Ma quell’odio si è infranto. L’odio ha trovato come risposta l’amore. Questo ha fatto Vincenzo e questo fanno i carabinieri, spesso non capiti. Combattono l’odio per l’amore, si consegnano alla morte con l’amore. Sconfiggono l’odio col perdono. Ogni vita offerta in dono porta in sé la straordinaria misura del perdono. Vincenzo avrebbe chiesto il perdono per il suo omicida, perché non sa quello che fa”.
E ancora: “Il male si vince e si sgretola così. Certo il male resta male e non bisogna smettere di denunciare perchè il male è diventato una struttura sociale, occorrono strutture di bene”.
Piena di pietas la conclusione dell’omelia: “Vincenzo sei stato un portatore di bene nelle diverse strutture. Grazie perché hai contribuito a portare alla luce il bene di questa terra, nel servizio eroico e altamente competente della famiglia di servi dello Stato dell’Arma”.