Ben 41 anni e 4 mesi di reclusione, questa la richiesta della Procura di Foggia nei confronti della famiglia Portante, papà Nicola e i figli Salvatore, Ciriaco e Francesca. Padre e due figli maschi sono accusati di un tentato omicidio del dicembre 2017 forse collegato a contrasti nel mondo dello spaccio. I tre imputati insieme alla 24enne Francesca Portante rispondono poi di detenzione ai fini di spaccio di 160 grammi di cocaina, eroina, hashish e marijuana sequestrati in un podere. Le due vicende sono collegate ma sono in corso due procedimenti penali distinti nel tribunale dauno.
Il pm Francesca Valerio ha chiesto 14 anni e 10 mesi di reclusione per Nicola Portante, 53 anni (6 anni e 2 mesi per tentato omicidio; 8 anni e 8 mesi per spaccio); 10 anni e 2 mesi a testa per i figli Salvatore e Ciriaco, rispettivamente di 27 e 20 anni (4 anni e 2 mesi per il ferimento, gli altri 6 per il filone droga); e infine 6 anni per Francesca Portante, per concorso con padre e fratelli nella detenzione delle sostanze stupefacenti.
I fatti
Nel giugno 2018, agenti della squadra mobile della Questura di Foggia, con la collaborazione del Reparto Prevenzione Crimine, diedero esecuzione all’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal gip presso il Tribunale di Foggia, nei confronti di Nicola Portante e dei suoi figli Salvatore e Ciriaco, i primi due già noti alle forze dell’ordine, il terzo incensurato, responsabili del tentato omicidio del giovane imprenditore edile, Marco De Vito, avvenuto il 6 dicembre 2017.
Le indagini, coordinate dalla Procura della Repubblica di Foggia, trassero origine da una richiesta di intervento, giunta alla Centrale Operativa della Questura, il 6 dicembre 2017 nel corso della quale fu segnalata, in corso del Mezzogiorno a Foggia, la presenza di tre uomini che dopo aver selvaggiamente aggredito un giovane erano saliti a bordo di un’autovettura dandosi alla fuga. Di lì a poco giunse un’altra segnalazione che diede contezza dell’arrivo presso il pronto soccorso di Foggia di un giovane in stato di incoscienza, ed in gravissime condizioni, a causa di una ferita di arma da taglio nella zona del rene destro che causò uno shock emorragico.
Durante le indagini furono raccolte importanti fonti di prova a carico dei tre Portante, tutti catturati in agro di Manfredonia. A fronte di una limitata collaborazione della vittima, la quale sin da subito si mostrò reticente nei confronti degli agenti, significative si rivelarono le immagini delle telecamere di video sorveglianza di un esercizio commerciale prossimo al luogo del tentato omicidio, da cui fu possibile vedere i momenti più significativi dell’aggressione. In particolare che l’autovettura della vittima, una Fiat Multipla, era stata bloccata da una vecchia Fiat 500 di colore rosso, di proprietà di C.D.S., moglie di Nicola Portante. Dalla Fiat 500 scesero Nicola e Ciriaco Portante mentre a bordo di un Fiat Iveco giunse Salvatore Portante, probabilmente colui che ferì a coltellate l’imprenditore, lasciandolo agonizzante al suolo. Nel video si notarono auto passare indisturbate nei pressi dell’aggressione mentre altre fecero persino inversione per tirarsi fuori dai guai. Un solo passante si preoccupò di segnalare alla polizia la targa della 500 rossa.