Ha suscitato rilevante scalpore un recente articolo di questa testata sull’operato dell’ex viceprefetto di Foggia e mattinatese Michele Di Bari, alla guida della prefettura di Reggio Calabria, caratterizzata per alcuni organi di stampa da “pressappochismo istituzionale”, “lassismo” e “da una disinvolta applicazione della legge”. Tutto questo naturalmente “basta per attestare il persistere di una emergenza democratica e di un grave e pericoloso crollo della credibilità delle istituzioni statali in una terra che avrebbe bisogno esattamente del contrario”.
Nuovi numeri questa volta citati direttamente dal prefetto di Bari al fine di rimarcare la sua azione di contrasto alla criminalità organizzata e della giustezza del proprio operato. A l’Immediato scrive l’interessato: “Per rendere maggiormente comprensibile l’operato della prefettura di Reggio Calabria, si rappresenta che i comuni sciolti per condizionamento mafioso, allo stato, sono 11. Per 7 di essi i relativi provvedimenti sono diventati esecutivi , mentre 3 ricorsi sono pendenti ed 1 ricorso è stato accolto. Per quest’ultimo, bisognerà attendere comunque l’esito del Consiglio di Stato”.
E ancora: “Come si può notare, una alta percentuale di vittoria da parte della prefettura di Reggio Calabria nei giudizi giurisdizionali e tale da consolidare una particolare autorevolezza e credibilità”. A sostegno della propria popolarità nella terra Calabria il prefetto Di Bari allega alcuni articoli di stampa che ne attestano addirittura “una ondata di consensi”. Compiacimenti che pervengono da “tantissimi cittadini” anche se essi “non hanno il coraggio o non possono manifestare apertamente e liberamente” il loro consenso. Nonostante questo, a soccorso del prefetto Di Bari si alza la voce di padre Raffaele Vaccaro, rettore del Santuario Nostra Signora dello Scoglio, fondato da Frate Cosimo, dove la massima figura, rappresentante lo Stato sul territorio, ha presenziato, a varie iniziative nonché il coordinatore generale del santuario, il dottor Giuseppe Cavallo.