Un possibile maltempo e qualche goccia d’acqua a Foggia sono bastati questa sera a bloccare il corteo religioso dell’Assunta, che avrebbe dovuto muoversi da piazza De Sanctis, percorrendo via Arpi, via Fuiani, corso Garibaldi con la piccola sosta davanti a Palazzo di città sede del Comune, Piazza XX Settembre, Corso Cairoli, via Matteotti, via Tugini, corso Giannone, piazza Cavour, via Lanza, piazza Giordano, corso Vittorio Emanuele, Corso Garibaldi, Via Duomo, Piazza del Lago, il luogo dove fu trovato il sacro tavolo e piazza De Sanctis. Alla fine non è mai piovuto, ma forse oggi con la tragedia immane di Genova, quello di non sfilare per le strade della città è stato un segno della Madonna dei Sette Veli per i credenti.
Le celebrazioni, col rito della intronizzazione, si sono tenute in Cattedrale col messaggio dell’Arcivescovo Vincenzo Pelvi, il quale è tornato sul tema dei migranti. Presenti le istituzioni civili cittadine col sindaco Franco Landella insieme a sua moglie Daniela Di Donna, l’assessore all’Ambiente Francesco Morese, l’assessore al Legale e Contenzioso Sergio Cangelli e la consorte, la dirigente regionale Silvia Pellegrini in una chiesa assai gremita, date le circostanze e la mancata processione.
“Stasera vorrei lanciare un messaggio sulla paura. Non aver paura: mi chiedo come nascono le paure nella nostra mente, non sono facili da spiegare. Esse sembrano non avere un nome, imprecise e sfuggenti. La paura è una sindrome dell’insicurezza del vivere quotidiano”. Allarme, malattie, incertezze del futuro. Tante sono le paure per Pelvi, ma, a pochi giorni degli incidenti dei braccianti stipati nei furgoncini dai caporali, si è concentrato sulle “paure nei confronti dell’altro, specialmente se migrante o rifugiato”. “Due sono le paure: quella la mia e quella dello straniero. Io ho paura di ritrovarmi di fronte ad uno sconosciuto, lui di fronte ad una cultura che può non accoglierlo. Avere queste paure non è peccato, ma è un peccato che esse condizionino le nostre azioni o alimentino l’odio e il rifiuto, ha detto Papa Francesco. Accogliere i migranti esige che essi rispettino le leggi ma esige anche che noi ci abituiamo alla ricchezza della diversità comprendendo la loro ricerca di una vita migliore. Non è facile entrare nella cultura dell’altro, comprenderne i pensieri.Non possiamo pensare che i nuovi arrivati disturbino l’ordine precostituito, è dall’incontro vero che nasce la relazione”.
L’Arcivescovo in tal senso ha citato il pensiero della filosofa spagnola Adela Cortina e della sua aporofobia, un neologismo che indica etimologicamente la paura di chi non ha risorse.
“L’aporofobia è un atteggiamento ostile verso i migranti, che è diverso dal razzismo o dalla xenofobia. Ciò che fa paura non è il colore della pelle o un’altra cultura, ma la povertà e il vuoto socio politico che si porta con sé. La condizione dei migranti ci fa paura, perché noi cerchiamo solo prosperità e benessere, i migranti ci infastidiscono. Abbiamo paura della carovana di disagiati, gli scartati infastidiscono le città”.
Il suo messaggio finale, davanti ad una assemblea popolare e non meno disagiata, è stato netto. “Apriamo lo sguardo, scommettiamo nella nostra relazione, con senso di tenerezza. La Madonna ci chiede di dire sì all’altro, senza il sì all’altro non ci sarà futuro personale per le nostre famiglie”.
Domani giorno della festività, Sante Messe alle ore 7, 9, 11 (presieduta dall’Arcivescovo e animata dal coro dell’Iconavetere), 19 e alle 20. Il 16 agosto, invece, alle ore 19 santa messa per la riposizione del sacro tavolo dell’Iconavetere nella cappella della Basilica.