Dei 20 Comuni pugliesi in cui il M5S per le amministrative del 10 giugno ha presentato la sua lista con i candidati sindaci, solo uno, Crispiano, ha oggi un primo cittadino pentastellato. Ovunque il MoVimento o non è arrivato al ballottaggio o addirittura come in Capitanata non ha fatto scattare nessuno in consiglio comunale. A Pietramontecorvino Gisella Carchia, con appena 92 voti contro gli oltre 800 totalizzati dai 5 Stelle il 4 marzo alle Politiche, è stata superata dall’outsider Alfonso Piccirillo, mentre a San Nicandro Garganico il medico Nicola Corso con 773 voti è giunto ultimo, dietro alle diverse espressioni civiche, nonostante la presenza di una deputata sannicandrese, Marialuisa Faro.
Il portavoce foggiano alla Camera Giorgio Lovecchio è deluso. “Su San Nicandro avevamo delle aspettative maggiori (in foto un momento della campagna elettorale), speravo in un risultato migliore, per via della presenza della parlamentare Faro, ma se andiamo a vedere singolarmente il MoVimento è cresciuto. Purtroppo andando da soli queste criticità resteranno sempre. Gli altri candidati schierano moltissime liste d’appoggio, esistono relazioni consolidate tra i candidati e gli elettori”.
Il MoVimento in questi anni ha sempre utilizzato il tema del facile clientelismo dei partiti come giustificazione ai mancati successi, tuttavia oggi molto è cambiato: nessuno ha più niente da promettere e la Capitanata gialla è quasi del tutto monocolore nella sua rappresentanza a Roma. Con il Governo gialloverde e con un premier originario del territorio alcune dinamiche non sarebbe dovute essere diverse? Lovecchio è scettico.
“Il Governo è appena partito – ribatte- c’è stato un accordo con la Lega, ma non c’è stato ancora nessun provvedimento che potesse trovare consenso. A San Nicandro non siamo riusciti ad esprimere nessuno, ma c’erano 16 liste su 16mila abitanti, vale a dire un candidato ogni 100 abitanti, non era facile”.
L’esempio di Barletta con la vittoria al primo turno col 53,03% di Cosimo Damiano Cannito che ha messo in fila ben 9 liste civiche trasversali a comporre il possibile partito macroniano appare oggi un caso di scuola per i partiti tradizionali per le competizioni del 2019 a Lucera, San Severo e Foggia ed è un monito per il M5S.
Come selezionare i candidati che possano essere decisivi al di là del brand e non dei meri riempi lista come spesso accade tra i prentastellati? “Dobbiamo valutare bene chi saranno i candidati. Nei piccoli paesi non è semplice scovarli. Già trovarne 7 o 8 è complicato, schierarsi coi 5 Stelle non è scontato perché vieni sempre visto in un certo modo nei piccoli centri, dove le persone non si vogliono esporre. Valuteremo e vedremo se saranno necessarie le Comunarie, sarebbe preferibile andare con una lista coesa, ma la selezione dei 32 non è semplice, noi come portavoce possiamo vigilare, ma non incidere”.
Si accende anche il dibattito sulla presidenza del Parco del Gargano. Le associazioni ambientaliste incontreranno il neo Ministro all’Ambiente Sergio Costa giovedì. È possibile che dal Ministero possa spuntare l’idea di un avviso pubblico per selezionare i manager dei Parchi. Sono nella stessa situazione dell’Ente del Gargano anche il Parco nazionale della Majella e il Parco regionale Sirente-Velino.
“Per il discorso Parco aspettiamo indicazioni del Ministro, non so del bando, ma dovremo incontrarci in settimana prossima. Vogliono uniformare le nomine con un protocollo unico”, spiega Lovecchio, ma questo significherebbe dire modificare la Legge quadro sui parchi numero 394 del 1991.
Insomma, le questioni grilline e il possibile spoil system in atto, con l’architetto Pierluigi Bovi che potrebbe partecipare ad un eventuale bando garganico per la delusione di essere stato escluso da Luigi Di Maio alla candidatura all’uninominale senatoriale che gli ha preferito Marco Pellegrini, sono tante, ma il mancato rafforzamento negli enti locali dei Cinque Stelle fa tirare un sospiro di sollievo a quanti a Foggia già credevano in una loro vittoria certa nel 2019.
Bruno Longo è fiducioso per il centrodestra. “Le Politiche sono una cosa, le amministrative un’altra. L’elettorato che ha votato il M5S voleva determinare la svolta, ma oggi si ritrova a comprendere che l’antipolitica non esiste, perché si è fatta super politica, dismettendo tutti i suoi principi e i suoi valori. Quando ci sono i momenti di crisi, c’è poco spazio per prendere in giro gli elettori. Bisogna tenere presente che l’elettorato a livello locale è parcellizzato attorno a dei controllori del voto, che restano tali alle amministrative, nonostante a livello nazionale si urli ‘onestà onestà’. L’elettore normale a livello nazionale odia i politici e vuole tagliare i vitalizi, ma a livello locale chiede il posto di lavoro per il figlio. Nel 1994 nacque l’Italia dei Valori, salvo poi scoprire che i valori erano in immobili e denari. Il MoVimento potrebbe trasformarsi in un pallone che si sgonfia sulla base dell’operatività, anche i più grandi movimenti partivano dalla base e poi si trasformavano in regime. Il web ha creato una stimolazione e una promozione permanente, ma il risultato delle amministrative mette a nudo un dato: che se ci sta il marchio, il brand a 5 Stelle il MoVimento vola, altrimenti si attesta a numeri normali se viene demandato ai livelli locali, che sono insufficienti a rappresentare e a rappresentarsi. Il MoVimento ha vinto per il simbolo, non per le capacità dei candidati. Sul territorio poi molti appaiono prigionieri di loro stessi o succubi dei soliti mondi imprenditoriali per la loro impreparazione politica. Si prestano a fare i killer. Oggi comunque la maggior parte della spesa politica è soprattutto per loro, vedremo cosa sapranno fare. Se a livello nazionale abbiamo tenuto, a livello locale abbiamo dimostrato che abbiamo sempre vinto, anche perché il centrosinistra dopo tanti anni di governo sta vivendo un naturale ciclo politico di declino. La gente è pratica, non va col perdente, ma col vincente”.
Anche a Foggia come a Barletta un esercito di candidati potrebbe scendere in campo. “C’è il tentativo di costruire un altro centrodestra, ma mi pare azzardato – continua il leader sovranista -. Se il centrodestra mette in campo delle politiche interne di coesione e dà qualche segnale esterno sono sicuro che noi vinceremo le elezioni. Io sono uno di quelli che non esclude nessuna ipotesi, neppure quella di una ricandidatura di Landella, che ha il suo elettorato. Il centrodestra farebbe un grande errore a tenerlo fuori, consentendogli di candidarsi con una sua lista civica, benché Landella dica che forse vuole un’altra postazione, perché sostiene di essersi stancato. Dopo la pausa estiva, inizieremo a ragionare, oggi non mi sembra convinto di fare il secondo mandato. Vedremo cosa accadrà, potrebbe essere un autunno caldo dopo gli sbarchi e le questioni fiscali e finanziarie. Potrebbe anche esserci una reazione della sinistra, che io mi auguro: hanno i loro apparati, economici e giornalistici e nella magistratura, dobbiamo aspettarci la loro intelligente reazione, con la creazione di una forza rinnovata nei suoi rappresentanti”.