Spedito ai domiciliari “Faccia d’Angelo”. Questa la decisione del Tribunale della Libertà di Bari su Marco Raduano, 34enne boss di Vieste, a capo del clan che ormai porta il suo nome e che conta nelle sue fila molte giovani leve del crimine garganico, in contrapposizione con il gruppo di Girolamo Perna, quest’ultimo ancora dietro le sbarre. Raduano, invece, a circa un mese dall’arresto per violazione della sorveglianza speciale, può tornare a casa. Accolto il ricorso degli avvocati del 34enne, il TdL ha annullato l’ordinanza del gip di Foggia notificata in carcere al boss il 30 aprile scorso. Raduano fu sottoposto nel luglio 2017 alla sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno a Vieste ma il 26 aprile di quest’anno venne arrestato per essersi recato a pranzo da amici a Peschici, contravvenendo a quanto disposto dall’autorità giudiziaria.
Raduano finì in carcere a Foggia. In seguito, il gip gli concesse i domiciliari ma il viestano fu subito raggiunto da un’ordinanza cautelare ancora per violazione della sorveglianza speciale, avvenuta la sera del 21 marzo scorso, giorno dell’agguato al quale scampò per un soffio. Quella sera, durante le perquisizioni successive alla sparatoria, i carabinieri sequestrarono una sciabola giapponese che il giovane capo clan non poteva affatto detenere. Raduano spiegò ai giudici che anche altre persone avevano la disponibilità del box dove era custodita l’arma. Ma il gip respinse la richiesta di scarcerazione della difesa. Ecco quindi il ricorso al Tribunale della Libertà che non riscontrando prove sul possesso di quell’arma da parte del boss garganico, ha concesso i domiciliari.