Tutti i maggiori editorialisti italiani sono concordi nel dire che, dopo l’affaire dei bonifici pentastellati e l’inchiesta delle Iene sulle false restituzioni di parte dell’indennità di almeno 10 portavoce del M5S, l’uomo della strada e del web è spiazzato davanti a questa vicenda. Cosa resta ad un movimento, che ha fatto dell’onestà la sua bandiera, se quella stessa onestà viene meno? Moralità e politica possono coincidere? O la seconda viene sempre inglobata e tradita dalla prima? L’essere diventati un po’ meno “puri” farà perdere quell’aura di diversità rispetto al sistema ai 5 Stelle?
Chi è impegnato nella campagna elettorale si è interrogato. E a l’Immediato ha consegnato la propria riflessione. “La serietà di un Movimento o di un partito, si palesa, per come reagisce, nei confronti di chi sbaglia. Chi, dei portavoce M5S, non ha mantenuto la parola data nel restituire parte del proprio stipendio, verrà accompagnato fuori la porta, senza indugio. Sono serenissimo per la questione sollevata dal programma Le Iene, poiché personalmente so che non terremo mai ‘per convenienza’ gente che ha potuto tradire una promessa o un valore. La porta è aperta in entrata e uscita”, osserva il consigliere di Rosa Barone, Mario Furore.
E aggiunge alla nostra testata web: “Voglio guardare al lato positivo della questione, da oggi tutta Italia grazie ai Tg sa che i 5 Stelle hanno restituiscono parte dello stipendio. Non sarà certo per 2 furbetti, che perderemo la purezza. In questo siamo diversi, da noi certa gente la mandiamo via. Nel Pd e in Forza Italia ci sono almeno 50 indagati, con reati molto seri. I nostri sono arrecato dei danni morali, il Movimento farà loro causa perché hanno provocato un danno di immagine. Comunque non sono 10, perché la Lezzi ha già chiarito i suoi bonifici. Sono 8 quelli che hanno sbagliato e che andranno fuori. Certo rimane il problema dell’elezione perché chiaramente alcuni di questi sono posizionati bene nel listino, ma anche in questo siamo seri, piuttosto ne faremo a meno. Non possiamo tenere nelle nostre fila gente che ha fatto i furbi. È molto grave revocare bonifici per intascarsi i soldi, non si fa”.
Dello stesso avviso anche il candidato all’uninominale senatoriale Marco Pellegrini: “In realtà questa vicenda ha dimostrato, una volta di più, che siamo diversi. Da noi valgono le regole e sono ferree. Non le interpretiamo, le applichiamo e basta. Chi sbaglia paga, anche se non ha infranto nessuna legge; da noi il venir meno alla parola data è considerato gravissimo. Per questo motivo, i pochi che si sono macchiati e che hanno tradito la nostra fiducia saranno cacciati dal movimento. Senza se e senza ma. Siamo diversi perché abbiamo rinunciato a 42 milioni di finanziamento pubblico e siamo gli unici a farlo. Siamo diversi perché i nostri parlamentari e consiglieri regionali hanno donato 23 milioni circa del proprio stipendio. In entrambi i casi siamo gli unici a farlo”.