di FRANCESCO PESANTE
Un caso di cronaca che scosse la comunità quello riguardante Antonietta Prencipe, appena 21 anni, morta dopo essere caduta da cavallo sulla SP 57 (frazione “Montagna” di Manfredonia) nel maggio del 2012. Dopo le indagini dei carabinieri locali, i rinvii a giudizio e infine il processo, ieri il Tribunale di Foggia ha condannato per omicidio colposo il titolare del maneggio, Michele Prencipe, ritenuto responsabile del reato a lui ascritto. La giudice Magliulo gli ha inflitto una pena di un anno e sei mesi di reclusione oltre al pagamento delle spese processuali. Prencipe è stato anche condannato a risarcire i danni cagionati alle costituite parti civili (4 familiari della vittima) attraverso il pagamento a titolo di provvisionale della somma di 10mila euro ciascuna.
Dichiarati colpevoli per favoreggiamento (resero false dichiarazioni) Michele Mastroluca, Luciano Russo e Gennaro Martire. Per loro pena di otto mesi di reclusione e pagamento delle spese processuali. Ai tre è stato concesso il beneficio della sospensione condizionale della pena. Deposito della motivazione fissato in 90 giorni.
I testi dell’accusa dichiararono in sede di dibattimento che la ragazza si era recata nella struttura di Prencipe per effettuare le prime lezioni a cavallo. Una volta salita sull’animale, fu portata lungo la stradina adiacente il maneggio e poi lasciata da sola, come raccontò un teste oculare. Il trailer giunto in zona spaventò la cavalla murgese, che impennò facendo cadere la giovane rovinosamente a terra. Antonietta, senza alcuna protezione al momento dei fatti, morì sul colpo.
Opponendosi all’ultima archiviazione, il legale della famiglia della vittima, l’avvocato Innocenza Starace, indicò la presenza del teste oculare che fornì elementi relativi alla morte della giovane. Il gip Zeno accolse la seconda opposizione all’archiviazione del caso, disposta dal pm Laronga, richiedendo ulteriori indagini per comprendere se e come la giovane fosse salita sul cavallo, se era sola al momento dei fatti, se l’animale (una cavalla di razza murgese, regolarmente microchippata) fosse stato domato, se la giovane prima dei fatti indossasse o meno un casco protettivo. Infine, ieri la sentenza che ha acclarato le responsabilità degli imputati.