Lunghi applausi a scroscio ieri sera al Teatro Umberto Giordano per “Sei personaggi in cerca d’autore” di Luca De Fusco con Eros Pagni, Federica Granata, Gaia Aprea, Gianluca Musiu, Silvia Biancalana, Maria Chiara Cossia, Angela Pagano, Paolo Serra, Maria Basile Scarpetta, Giacinto Palmarini, Federica Sandrini, Alessandra Pacifico Griffini, Paolo Cresta, Enzo Turrin, Ivano Schiavi.
Lo spettacolo pirandelliano ha entusiasmato il pubblico foggiano e gli esperti abbonati in poltrona, che lo hanno considerato finora la miglior prosa della stagione in attesa delle produzioni del Piccolo di Milano. “Finalmente uno spettacolo degno di questo teatro”, è stato il commento di una delle tante docenti in pensione in sala. Le recensioni dei giornali nazionali e dei grandi critici teatrali sono state molto lusinghiere infatti.
“Un un atto d’amore all’opera, con proiezioni e una rigorosa fedeltà al testo”, ha scritto Fabrizio Coscia per Il Mattino. “Luca De Fusco ha allestito con grande cura i Sei personaggi in cerca d’autore. Caso rarissimo”, il commento di Paolo Isotta per Il Fatto Quotidiano. “Sei personaggi fuori dal tempo con la parola protagonista. Un’edizione chiara e precisa”, per Masolino d’Amico su La Stampa.
Lo spettacolo è una pietra miliare del teatro italiano, forse il più grande testo del Novecento in Italia, divenuto esso stesso un cliché dell’arte per la banalizzazione del titolo e per le dicotomie e i contrasti tra vero e verosimile, finzione e realtà, maschera, personaggio e vita. Copione e vita vera, in un crescendo psicanalitico che negli anni di Pirandello trovava il suo culmine. Chi al Giordano non ricordava i monologhi più celebri, grazie alla maestria degli attori tutti perfetti ha potuto nuovamente riflettere sull’illusione dell’esistenza e sulla parte, che ogni persona/personaggio interpreta nel proprio ciclo sulla terra e sul proprio palcoscenico, addentrandosi magari in analisi sul caratterista che ognuno costruisce nella propria vita virtuale, un aspetto, che però il regista non sfiora. I personaggi sono “fissati”, condannati in eterno a vivere ciò che per loro è stato scritto. O ciò che ciascuno di noi scrive di se stesso, consegnandosi alla parte.
Funziona molto sulla scena il dissidio tra i personaggi e gli attori della compagnia travolti dall’arrivo dei 6, non mancano punte esilaranti molto ben riuscite. Bellissimo l’effetto delle differenti luci, usate per la letteratura e per i comici. Oniriche quelle dei personaggi, seppiate e superficiali quelle degli attori.
Tra le novità del regista, il grande schermo cinematografico. All’inizio i sei personaggi, invece di provenire dalla sala come sempre (qui sono gli attori della compagnia a confondersi tra il pubblico), escono dallo schermo come i protagonisti di Broadway Danny rose di Woody Allen. È come se arrivassero da un film muto o da un sogno sbiadito.
C’è un confronto tra teatro e cinema molto netto nella regia di Luca De Fusco: tutte le obiezioni del capocomico sulla irrappresentabilità di scene diverse sullo stesso palco cadono di colpo, quando le si vede proiettate sul fondo. Gli spettatori vedono quasi l’anima dei 6 personaggi. Vedono il dramma e le scene madri, più vere del vero solo sullo schermo. Il teatro riesce a rappresentare solo la morte e il colpo di pistola del ragazzo, l’atto unico che non è replicabile, perché vita e palco sono nello stesso momento. Recitazione di altissimo livello, da non perdere. Si replica anche stasera.