Finite le feste, arriva il “Capolinea”, un percorso audio visivo dentro un mezzo dell’Ataf, per il ciclo dei nuovi linguaggi urbani avviati dall’Accademia di Belle Arti con la supervisione del docente Antonino Foti. Si tratta della sperimentazione di un dialogo artista/pubblico di massa attraverso gli elementi comuni dentro un bus, una circolare, per usare il termine foggiano. In un viaggio “da fermi” a viaggiare è l’idea e con essa l’illusione del concetto di spazio/tempo, nei luoghi in cui alla vicinanza fisica si contrappone la lontananza interiore, microcosmi di vita vissuta, sofferta, spesso mal tollerata, l’umanità che si incontra, dividendo umori, effluvi, timori, insofferenza e indifferenza nell’attesa di esaurire il proprio tributo giornaliero come un dazio da pagare al concetto di condivisione forzata.
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L’amministrazione comunale e l’Ataf, dopo il corto La Fermata, puntano sulla video arte, per incrementare il rapporto di fiducia tra la cittadinanza e l’azienda di trasporto pubblica, che vive momenti non facili per il taglio dei trasferimenti erariali e per la condizione del Comune nel Salva Enti.
Quattro giovani artisti accademici inaugureranno il percorso domani pomeriggio alle 18 in Corso Vittorio Emanuele: Vito Morgese per il materiale artistico video, Federica Tonti, Nicola Renna e Giulia Ricciardi per gli interni. Tutti coordinati dal prof Foti, ideatore dell’UGallery. “L’installazione è un percorso attraverso un contenuto audiovisivo proiettato su di un supporto trasparente installato nel vettore. Lo spettatore deve letteralmente camminare attraverso la video installazione per giungere alla compiutezza delle immagini riprodotte”, spiega a l’Immediato il docente. Nella sinossi dell’opera, voluta dall’Accademia in collaborazione con l’Ataf c’è tutto il mistero dell’arte nei mezzi pubblici.
“La vettura come luogo sociale, contenitore di vite che inevitabilmente vi lasciano un segno del loro passaggio. Transito nel transitare, immanenza evanescente di esistenze anonime a cui l’installazione cerca di dare un volto senza spogliarle del proprio anonimato. In questo percorso attraverso un non luogo destinato a svanire, contenuto e contenitore galleggiano sospesi in un limbo, che è spazio altro, anelante di una realtà alla quale non appartiene più. Riecheggi di voci che sono appartenute a questo vettore, sguardi di una umanità legatagli imprescindibilmente, ci chiedono di andargli incontro, di respirare con questa”.