Corsa al Parlamento, De Leonardis salta nella quarta gamba. E Cera? “In UDC anche se fossi l’ultimo dei Mohicani”

Angelo Cera, il figlio Napoleone e Giannicola De Leonardis

di ANTONELLA SOCCIO

Saranno una fine d’anno e un inizio 2018 concitati per tutti coloro che ambiscono ad una elezione sicura in Parlamento alle prossime Politiche di marzo. Sono ore febbrili per i centristi pugliesi, che militando in partitini che non garantiscono il superamento della soglia di sbarramento del 3%, vedono sfumare la possibilità di essere candidati in coalizione in uno dei collegi uninominali.

Franco Di Giuseppe e il consigliere regionale Giannicola De Leonardis, nella micro scissione del partito di Angelino Alfano, hanno scelto l’ala destra di Maurizio Lupi, aderendo così alla quarta gamba di Raffaele Fitto, Flavio Tosi ed Enrico Zanetti di “Noi per l’Italia”.

“È ufficiale, De Leonardis è passato con noi”, ratifica a l’Immediato il segretario cittadino fittiano Mimmo Verile. Lucio Tarquinio sarà capolista al listino plurinominale del Senato e l’obiettivo è “imporlo” anche all’uninominale per tutta la coalizione. De Leonardis, che tutti definiscono “un gran conoscitore di voti e di quozienti matematici, sempre abile nelle scelte ponderate” invece dovrebbe essere il capolista del listino proporzionale della Camera.

E che fine fa Angelo Cera? “Angelo Cera a noi non interessa, forse l’Udc sarà la quinta o sesta gamba”, scherza l’ex sindaco di Foggia dei primi anni Novanta.

Il politico sammarchese è stretto dai diktat dei potenziali alleati berlusconiani. Nessuno in Forza Italia accetterebbe mai di votare Udc nel collegio Foggia-Gargano, ancor più se si considera che ben due giovani cavalli di razza si stanno contendendo quella posizione tra gli azzurri: Luigi Miranda e Michaela Di Donna. Il primo potrebbe essere favorito dai suoi rapporti romani di vertice, ma la seconda ha dalla sua le quote rosa. Entrambi a differenza del vicepresidente del Consiglio regionale Giandiego Gatta, ancora interprete del patto di desistenza con gli amici piddini manfredoniani, possono affrontare una campagna elettorale dispendiosa, così come richiede il partito di Silvio Berlusconi, dalla casse in lacrime.

I giochi sono apertissimi. È per questo che sempre più insistentemente l’onorevole Cera, nonostante lo schema di Lorenzo Cesa, cerca varchi nel Pd di Matteo Renzi e Michele Emiliano.

“Non penso di discostarmi dalle linee nazionali del mio partito – osserva alla nostra testata web mentre è ospite d’onore al quarantesimo matrimonio del 2017 – se avessi voluto uscire dall’Udc l’avrei fatto molto tempo fa. Anche se sarò l’ultimo dei Mohicani resterò nell’Udc. Al proporzionale andremo da soli”. “Non so chi si oppone al mio nome – prosegue -, occorre fare una riflessione seria su tutti e 5 i collegi uninominali, tra Camera e Senato. Noi come Udc siamo determinanti e per il centrodestra e per il centrosinistra, in provincia di Foggia l’Udc si è rinforzata e posso dire che siamo di gran lunga sopra il 10%”.

Angelo Cera invita a guardare i risultati delle ultime regionali. Cagnano Varano con l’arrivo di Di Pumpo, Vieste, il 10% di Manfredonia, San Nicandro, il 30% di San Giovanni e San Marco. C’è un pezzo di Capitanata che è fedele allo scudo crociato ceriano. “Senza di noi ho la sensazione che i grillini se la giocano, non nascondo che quelli che sono in maggiore difficoltà si siano fatti vivi. Per il centrosinistra quelli foggiani, con la nostra presenza, potrebbero essere gli unici collegi vinti dell’intera Puglia”, asserisce. E continua: “Io dialogo molto bene col centrosinistra, non disdegno di avere rapporti con loro. Mi aspettavo delle risposte da Emiliano, non l’assessorato bene inteso, ma mi aspettavo più determinazione e più voglia di fare. Mi sono per alcuni versi raffreddato nei suoi riguardi e per altri versi mi lusingano le attestazioni di stima ricevute da persone influenti del centrosinistra nazionale. Si tratta di persone che capiscono che l’Udc fa vincere e perdere i 5 collegi”. Lo ripete più volte: “non disdegno di fare un ragionamento col centrosinistra”.

Sta giocando un ruolo importante anche Micky de Finis, suo grande amico e consigliere. “Quella di Micky è una bella intelligenza, non si è mai allontanato, ora è solo meno irrequieto”, osserva. Si fa rigido invece quando gli si accenna di De Leonardis e i fittiani. “Tutti quanti insieme valgono lo 0,6%, se non vengono con l’Udc li accompagnerò volentieri il 2 novembre al camposanto. Loro senza di noi e noi senza di loro non andiamo da nessuna parte. Servirebbero saggezza ed umiltà, con meno capettini e più soldati, ma siamo di fronte a persone che non avendo più eserciti si credono ancora generali. Questo è un unico grande giro senza ritorno, di sola andata. Dovevano essere loro ad entrare con noi, noi non ci facciamo convocare da questi soggetti. Come Udc ci danno all’1,2% e a Foggia abbiamo numeri ben diversi. Io e Napoleone stiamo lavorando tantissimo, è questo un messaggio che vale per chiunque. Tutto è ancora aperto, ma noi di certo non staremo fermi. In ogni caso faremo cadere la nostra presenza su qualcuno”.

E sulla possibilità di non ri-candidarsi al Parlamento la risposta è sibillina: “Sto valutando tante cose, non vorrei disperdere tutto quello che ho creato, penso di rimanere, perché vorrei accompagnare ancora mio figlio Napoleone, un ragazzo che sta lavorando meravigliosamente bene non solo per la provincia di Foggia”.