“Non leggo le news sulle candidature del Pd, preferisco giocare alla PlayStation con mio figlio Antonio Karol”. Commenta così l’ultima Renzi-news il sindaco di Manfredonia Angelo Riccardi. Il segretario nazionale piddino, dopo gli ultimi sondaggi che danno il partito ancora in calo rispetto al M5S, fermo al 24,5%, ha diramato una nota a tutti i suoi simpatizzanti, che almeno sulla carta non lascia ben sperare i parlamentari uscenti.
“Due terzi dei seggi saranno assegnati su base proporzionale – si legge-. Tutti i sondaggi sono concordi nel dire che per il primo posto sarà un testa a testa tra Pd e Movimento Cinque Stelle. Per il terzo e quarto posto si sfideranno Forza Italia e Lega. Ma al primo posto o ci sarà il PD o ci sarà il Movimento Cinque Stelle. Per questo dovremo avere sulle circoscrizioni proporzionali candidature forti e credibili. Siamo testa a testa per il primo posto come lista: sono circa 400 collegi alla Camera. Un terzo dei seggi sarà assegnato su base maggioritaria. Il centrodestra sarà unito sulla scheda: loro preferiscono nascondere le proprie divisioni ma mostrarsi compatti. Per questo i sondaggi li fotografano in testa ma il centrosinistra è stimato appena sotto, al secondo posto. Solo terzi i Cinque Stelle. Sono circa 200 collegi alla Camera. Ecco perché serve, davvero, mettere in campo le candidature migliori, adesso. E un capillare sforzo organizzativo a cominciare dai 61.597 responsabili di seggio (chi vuole dare una mano scriva qui, per favore). Sia chiaro: il nostro obiettivo è l’Italia. Non ci interessano le piccole polemiche, le discussioni, le divisioni. A noi interessa l’Italia”, dice senza mezzi termini, con l’orgoglio di chi sa di giocarsi il tutto per tutto. Avvisati anche tutti i belligeranti locali post congresso. D’altronde anche l’europarlamentare Elena Gentile sa che il ricorso contro la componente di Lia Azzarone segretaria finirà in una bolla di sapone. “Dal nazionale non trapela nulla”, è stato il suo commento alla nostra testata web.
Appuntamento: il prossimo 16 dicembre, a Reggio Emilia, dove Renzi, Gentiloni, Delrio e gli altri amministratori locali saranno in collegamento “con mille sedi del PD sul territorio per chiedere a tutti quelli che credono in questa sfida di mettersi in gioco”. “È tempo di partire, amici”, chiude Renzi.
Intanto sui territori si continua a far calcoli. L’interiezione è morettiana: “Con questi candidati, non vinceremo mai”, si potrebbe parafrasare. In Puglia, i big democrat che sperano in una ricandidatura sono innumerevoli: Francesco Boccia, Michele Bordo, il segretario Marco Lacarra. 4 i collegi proporzionali alla Camera e 2 al Senato. Con un seggio pieno che scatta col 17% dei voti conquistati al Senato. Elena Gentile può ambire ad una capolistatura al Senato? “Se sarà consequenziale, i capilista dovrà deciderli Renzi”, spiega a l’Immediato il coordinatore dei civici Rosario Cusmai, che, sfumata la possibilità di una lista civica nazionale con Giuliano Pisapia e gli altri movimenti, potrebbe “immolarsi” nella battaglia in uno dei collegi uninominali della Camera. “Noi stiamo fermi, siamo un movimento regionale, alle Politiche chissà, oggi ho cucinato per i miei figli, perché mia moglie non c’è. Renzi ha sbagliato tante cose, dopo il Referendum sulle trivelle non ne ha azzeccata una. Anche se l’isolamento di Liberi e Uguali non lo capisco”, specifica Cusmai.
Ha preferito occuparsi della sua famiglia anche la segretaria Lia Azzarone. Non ha letto la Renzi-news. Ma forse conta poco, nelle province pugliesi si proseguirà sulla strada già fissata coi congressi. L’obiettivo del Pd nazionale è superare come partito il M5S e con dei capilista fuori dall’entourage dei soliti noti, con figure non del Pd, il risultato potrebbe essere diverso di quello che si prospetta oggi, secondo più di un osservatore esterno.
“I voti del Pd sono del Pd, sono del partito, non sono dei possibili nominati e dei parlamentari attuali. Quel 24,5% appartiene alla comunità dem. Renzi ha la necessità di aprire, doveva fare il partito della Nazione, inglobando alcune forze, con un nome diverso e un partito plurale, non avrebbe resuscitato Berlusconi. I ras con questa legge elettorale non hanno molto spazio, un popolo di nominati va avanti da 12 anni in Parlamento. E nel 2013, Lucio Tarquinio è stato eletto al Senato anche senza Carmelo Morra, segno che nessuno controlla più di tanto i voti”, sostiene qualcuno.