di A.S.
Dopo il passaggio al Foggia Film Festival, la proiezione del documentario di Antonio Fortarezza “Le barche sono come i corpi – testimonianze di viaggio migrante” è stata l’occasione per riflettere sul tema delle migrazioni e dei diritti, con l’obiettivo di analizzare lo stato dell’arte del sistema d’accoglienza in Italia (CARA, CAS, SPRAR), per evidenziarne pregi, limiti e contraddizioni. Questa mattina ci sono stati degli incontri con le scuole, ieri sera invece al documentario del regista ed intellettuale, foggiano ormai milanese d’adozione, è seguito un pubblico dibattito, moderato dal giornalista Emiliano Moccia, con Antonio Russo, Consigliere di Presidenza nazionale ACLI con delega al welfare, Norberto Guerriero dell’Associazione Radicale Maria Teresa Di Lascia, Adriana Colacicco della Caritas Conversano-Monopoli e Domenico Rizzi, Presidente Provinciale ARCI – Foggia.
Antonio Fortarezza è al suo quarto documentario sui migranti. Ieri nell’Auditorium Santa Chiara ha elencato i numeri e gli articoli delle ultime settimane sul mercato libico degli schiavi. Il tratto di mare tra la Libia e l’Italia è il più pericoloso al mondo e conta il maggior numero di morti.
La sua scelta filmica ha sinora privilegiato i ghetti e la filiera agroalimentare, mentre nel suo ultimo lavoro si è concentrato sui CAS, intervistando i ragazzi africani ospitati e le assistenti sociali, insieme all’ex direttore della Caritas, don Francesco Catalano. In sala ieri c’erano molti dei protagonisti insieme al nuovo direttore don Rocco Scotellaro. “Abbiamo il dovere di accogliere, dobbiamo considerare l’altro al di là della cultura, del colore e della lingua, non c’è solo il corpo, ma la persona con le sue fragilità umane. C’è il diritto ad essere accolti e il dovere di accogliere queste fragilità”, ha specificato il sacerdote ricordando il passo evangelico secondo cui il “Giudizio non sarà su quello che è stato fatto ma su ciò che non si è fatto”.
Il colloquio con l’artista
A l’Immediato Antonio Fortarezza ha illustrato il senso della sua ricerca. Nell’ultimo mese ha visitato moltissimi piccoli ghetti. Dopo lo sgombero del Gran Ghetto, la superficie di masserie occupate e di campi lager è raddoppiata in tutto l’agro della provincia. In prossimità del Cara a Borgo Mezzanone è cresciuta oltre misura l’area illegale, con alloggi di fortuna e spacci di ogni genere. Il suo prossimo progetto avrà al centro lo Sprar, per tentare di avere uno sguardo “nuovo” rispetto ai flussi migratori.
La comunità foggiana rischia di avere un approccio parziale nei confronti di chi arriva dall’Africa. Il rapporto migrante- cittadino italiano si riduce molto spesso al confronto tra operatori sociali e istituzionali con i giovani migranti. Agli italiani manca la relazione, perché il rapporto coincide con quello di consumatori di beni e servizi o di sfruttatori della filiera agricola o di meri oppositori/razzisti in una guerra tra poveri.
Dopo 4 documentari sul tema, Fortarezza ha compreso molto il fenomeno. “In Capitanata c’è un tessuto sociale più slabbrato – spiega- i rischi di marginalizzazione sono molto più elevanti rispetto ad una grande città. Lì ci sono più strutture che permettono di gestire meglio l’emergenza. Qui c’è un territorio che è quasi incontrollato, malgrado le iniziative che sono state ripetute negli anni e i tentativi di sgombero”.
Il racket della prostituzione e dell’elemosina ai semafori è gestito dai clan della malavita locale. Come si può evitare però che lo sguardo di un regista sia paternalista e buonista? “I migranti non sono solo persone verso cui avere compassione, sono persone che possono perfettamente inserirsi nella comunità che hanno scelto per iniziare il loro progetto di vita. Sono Altro da noi, ma non in termini compassionevoli. Sono ragazzi che si portano dietro il loro vissuto e i loro bisogni, non serve solo ascoltarli perché chiedono attenzioni, quello che sta accadendo in questi anni in termini di flussi migratori verso l’Europa è inevitabile”, è la risposta.
I numeri e alcune “fake news”
A tal proposito durante il convegno Norberto Guerriero, tra i protagonisti della campagna Ero straniero, insieme agli altri relatori ha elencato un po’ di dati, che ha consegnato alla nostra testata web. In Europa la popolazione complessiva supera i 510 milioni, solo il 7% sono stranieri extra-comunitari e ancora oggi l’Italia risulta essere tra i paesi dell’UE con il minor numero di stranieri extra-comunitari presenti all’interno dei propri confini
Ci rubano il lavoro, non abbiamo la possibilità di accoglierli? Nulla di più fuorviante secondo Guerriero. “L’Italia è in decrescita demografica: nel periodo 2015-2025 popolazione italiana tra 15 e 64 anni calerà di 1,8 milioni una regolare ed inclusiva migrazione aiuterà a mantenere il sistema lavorativo e previdenziale.
I migranti regolari già oggi mantengono un pezzo di economia consistente senza rubare lavoro alcuno: il 36% ha mansioni non qualificate ( italiani appena il 9%), il 60% ha mansioni mediamente qualificate ( italiani oltre il 53%), il 7% ha mansioni altamente qualificate (italiani oltre il 37%). Gli stipendi degli stranieri sono inferiori alla media italiana e il 48% dei migranti è a rischio povertà”, osserva citando dati Istat.
Ad oggi l’immigrazione incide solo per il 2% sulla spesa pubblica complessiva, gli stranieri regolari sono soprattutto contributori. Secondo il rapporto Inps 2016 hanno versato 11mld di euro di contributi previdenziali per pagare oltre 640mila pensioni italiane (i pensionati stranieri sono solo 100mila) e hanno versato Irpef per 7mld pari al 9% del gettito fiscale complessivo.
Un altro cavallo di battaglia delle campagna anti migranti è che i ragazzi vivano senza far nulla con paghette da 35 euro. “I migranti richiedenti protezione internazionale non ricevono 35 euro, bensì solo 2,5 euro al giorno (pocket money) per le piccole esigenze quotidiane”, hanno osservato dal palco del contenitore dell’Apulia Felix.
Immigrazione significa più delinquenza
La notizia è fondata su un dato inesatto secondo cui oltre il 33% della popolazione carceraria complessiva sia straniera; siccome gli stranieri sono l’8% della popolazione presente in Italia se ne deduce che gli stranieri sono molto più dediti all’attività criminale.
Ma la realtà secondo i radicali è diversa se si analizza il dato della componente straniera presente in carcere, pari ad oltre il 90%, che è irregolare e se si guarda alla quantità di detenuti stranieri regolari presenti in carcere: la percentuale rispetto agli italiani reclusi crolla al 3%. Da ciò si deduce che l’integrazione e la regolarizzazione sono i veri deterrenti e strumenti di contrasto alla criminalità.
Della popolazione straniera reclusa in carcere inoltre oltre il 50% è in attesa di giudizio, mentre il 70% degli italiani sono destinatari di una condanna.
Proposta di legge, i punti essenziali
Per colmare il vuoto di prospettiva della politica italiana ed europea è intervenuta la campagna extraparlamentare “Ero straniero” promossa da Radicali italiani, Acli, Arci, Asgli, A buon diritto, Centro Astalli, Cnca, e decine di associazioni che hanno aderito nei mesi. 85mila firme (solo 3mila nella provincia di Foggia) hanno accompagnato il deposito della proposta di legge in parlamento il 27 ottobre scorso. Nella proposta sono stati inseriti: il permesso di soggiorno temporaneo per la ricerca di lavoro, della durata di 12 mesi finalizzato all’inserimento nel mercato del lavoro degli stranieri non comunitari che dimostrino adeguati mezzi di sostentamento, conoscenza lingua italiana, dichiarazione di essere rimpatriati se entro il termine di 12 mesi non stipulano un contratto regolare di lavoro; il rafforzamento dell’attività di intermediazione tra domanda ed offerta di lavoro all’estero; gli sponsor, con la reintroduzione del sistema dello sponsor già previsto nella Turco-Napolitano, secondo cui un cittadino italiano o straniero con permesso di soggiorno per lunghi periodi, può farsi da garante per l’ingresso di uno straniero nel mercato del lavoro italiano, purché ne garantisca alloggio, sussistenza e assistenza sanitaria, con l’autorizzazione all’ingresso della durata di 6 mesi; il permesso di soggiorno per comprovata integrazione; l’abrogazione delle quote di ingresso previste dalla Bossi-Fini; l’abrogazione del reato di clandestinità; l’attribuzione diritto di elettorato attivo e passivo per permettere agli stranieri non comunitari regolari di partecipare alla vita democratica nel proprio territorio: diritto di voto per elezioni amministrative e referendum; il diritto di riscattare i contributi previdenziali per permettere a tutti gli stranieri non comunitari regolari in Italia di poter, laddove manifestino volontà di rientrare nei paesi di origine o di emigrare altrove, di riscattare i contributi previdenziali versati.