A San Marco in Lamis centinaia e centinaia di persone hanno partecipato nella chiesa della Collegiata, ai funerali dei fratelli Luigi e Aurelio Luciani. La chiesa era gremita e decine di persone sono rimaste all’esterno. Tanto dolore e commozione. Nella sua omelia il parroco, don Pietro Giacobbe, ha più volte fatto riferimento al sacrificio di Gesù Cristo sulla croce. “Ci chiediamo – ha detto tra l’altro il sacerdote – perché è successo a noi. Non abbiamo risposte”.
Toccanti le parole di Anna, la vedova di Luigi Luciani, psicologa e professoressa in una scuola media del paese: “Sono morti da innocenti, non si può morire così. La sola colpa di mio marito è stata quella di andare a lavorare e di spaccarsi la schiena tutte le mattine. La settimana scorsa io e Luigi stavamo organizzando la festa per il primo compleanno di nostro figlio; oggi, invece, mi ritrovo a dover scegliere la bara per mio marito. Non si può morire da innocenti, non si può morire così”. “Come faccio – si chiede – a metabolizzare un lutto così violento? Come faccio a spiegare ai miei figli quanto accaduto al loro papino. Un’intera famiglia è distrutta. Mia cognata è distrutta. Ad ottobre darà alla luce la bambina che non conoscerà mai il padre”.